L’icona dark per eccellenza torna col suo ennesimo album da solista. Strascichi di un personaggio creatosi, vissuto, morto e resuscitato. Cosa rimane di tutto ciò? L’atmosfera nera vince sempre sull’anima di Peter che intelligentemente cambia le rifiniture musicali rendendo il suo sound decisamente più attuale.
L’impronta rock che lo contraddistingue dal suo ex gruppo Bauhaus è un segno che tralascia la new wave fatta di drum machine stile anni 70/80 ed esplora un rock elettrico che sfiora il melodico. Ne è un esempio la canzone “Never Fall Out” che sembra più un pezzo degli U2 interpretata da un Bono molto decadente e un pò sbronzo. Il naturale confronto con il passato nei Bauhaus mi fa dire ciò, ma quello che rimane ascoltando questo nuovo album è comunque musica ben fatta, dove si percepisce la naturale essenza di un personaggio che conosce e sfrutta la musica da decenni. Forse è finita l’epoca delle sperimentazioni sonore ed è iniziata un’esplorazione tramite le varie ramificazioni che il rock porta al suo interno, nella sua essenza. Non fraintendetemi, non sto parlando di un Vasco Rossi inglese perchè con il curriculum di Peter Murphy tutto è davvero convincente, la sua esperienza musicale sa quando è il momento di ritmare o quando invece è il momento di dare maggior peso all’atmosfera.
Ma per i vecchi nostalgici come me l’immagine impressa di Peter è quella un pò scolorita, degli anni 80, quando sudava sul palco ed era lui che dettava i canoni musicali che per anni sono stati fonte d’ispirazione per altri gruppi. Ora invece sembra che i ruoli si siano invertiti.
(Alessio Basile)