“Amore Maddalena” è appena scivolata nel carrello LG e ti senti subito leggero… ” Certe volte può bastare una canzone per farti invaghire di un disco, e Filo Q ha imparato la lezione, un piccolo alchimista che già all’epoca di Le proprietà elastiche del vetro era riuscito a stregare con poche cose il vasto auditorium di chi aspetta al passo nuove figure da immortalare o fare a pezzi, mettendo d’accordo tutti o pressappoco; Il bordo del buio, se vogliamo caparbiamente saltare a piè pari l’inciucio remix “Italia remiscelata vol.1”, è senza dubbio il numero Due della sua carriera discografica, il disco “della reiterazione”, della conferma piaciona di un cantautorato bello, da ascoltare dietro un vetro gocciolante di pioggia, ad occhi chiusi tra immagini color cartazucchero come gli omini di Folòn e le direttrici aerodreaming di Riccardo Senigallia, di un Gazzè rilassato e senza basso oppure uno Zampaglione estatico e raggomitolato come un gatto.
Ed è una sorpresa “indipendente” questa miscela proposta dall’artista genovese che, con gli arrangiamenti nei tasti del maestro di piano Max Morales e la produzione artistica di Giorgio Pona, salta via il pericoloso scivolone sul “fa sempre lo stesso disco”, il doloroso e rischioso “replicarsi” che si manifesta sempre alla seconda opera d’ogni artista, e ad onor del vero ogni traccia di questo registrato non s’incarta nell’udito e scalda subito l’ambiente onirico che penetra la concezione di un distacco a tempo determinato dalla realtà. Perdersi tra le trame violacee di questo disco è facile come perdersi dentro se stessi in un momento di piacere/pensiero, poi ritrovarsi nel focus di un sentimentalismo tenue, tenero, friabile e nel contempo amarognolo è ancor più facile, del resto siamo al punto vitale di una penna possiamo dire colta, non generalizzante o d’impressionistica prèt à porter, ma uno spalmato sonoro che struscia i nervi tesi dei colori di Hopper, l’aridità di McCathy e tutta l’intricata scenografia di un’animalità poetica rappresa tra il nero e la luce, forse divinità da raggiungere nel profondo io per questo artista ispiratissimo, estetico. Pura poesia appesa ai fili d’archi panoramici e ventosi “Illumina”, che fa minuetto tra piano ed elettronica morigerata “Di giorno gli incubi hanno sonno”, si tramuta in altimetria irraggiungibile tra spazzolamenti e battiti d’ali “Bombardano Parigi”, s’impettisce di una rinnovata quasi adolescenza da carillon a metronomo tre “Rendermi presentabile” o più in la nel finale sfuma, come una ballerina stranita, dietro le quinte campionate degli anni ottanta “Sparire qui”, il flusso conclusivo di queste atmosfere introspettive quanto creative.
Filo Q, il cantautore dalla personalità ancora tutta da scoprire, torna sul luogo del delitto con un disco tremendamente buono, una proposta fresca ed intelligente dal retrogusto malinconico, come il buon vino rosso che ridonda le vene di chi in fondo vuole raccontare il suo romanzo dentro, mettendo al bando – con l’arma della poesia urbana ed oltre – l’enigma di ciò che appare ma non si può vedere. Consigliatissimo per chi adora le coccole o la solitudine voluta.
(Max Sannella)