I Lovely Savalas sono una band italiana (originaria della provincia di Terni) artisticamente sviluppatasi e cresciuta in America. Le influenze maggiori sono rintracciabili nell’esperienza post-grunge di Stone Temple Pilots e Queens Of the Stone Age. Pornocracy è a tutti gli effetti un album di alternative rock moderno, che ricorda tante band d’oltreoceano senza però scimmiottarne nessuna.
L’album si divide in due parti ben distinte. Le prime sei canzoni riescono a far passare velocemente i Lovely Savalas per l’ennesima band alternativa americana. A lasciare perplessi non è tanto la parte strumentale dei pezzi, che anzi, sono costruiti con attenzione e giocano molto bene con le dinamiche piano/forte come i Pixies ci hanno insegnato ormai trent’anni orsono, ma la parte vocale, poco adatta ai suoni aggressivi. Inoltre l’utilizzo di un prezioso falsetto stona assai con l’energia rock delle chitarre. La musica cambia col settimo pezzo, “Desert of december”, ballata di matrice beatlesiana in cui le linee vocali permettono al pezzo di ottenere una fortissima carica pop che ce lo farà ricordare per un bel pò. Le successive tre canzoni (“The Others”, “Never Back” e “Effect Domino”) si caratterizzano per lo stile aggressivo ed energico senza i fronzoli e i corettini come nella prima parte del disco, ma il bello deve ancora venire. Con gli ultimi due pezzi la band umbramericana non fa rimpiangere di aver ascoltato fin qui il disco, regalando prima la strumentale title track, che ricorda lievemente i Prodigy per l’elettronica pesante e granitica. Il livello più alto dell’album si raggiunge, però, con l’ultimo pezzo del disco, “Armadillo”. La canzone, che vede alla voce e al basso la partecipazione straordinaria di Nick Oliveri (Kyuss, Queens Of the Stone Age) è uno stoner-rock pesante e furioso degno dei migliori progetti dello special guest del pezzo, che si chiude a meraviglia con una lunga coda acustica veramente ben costruita.
Per riassumere, i Lovely Savalas sono senz’altro una band ecclettica ed interessante che però pecca di superbia nel proporre dodici pezzi per un album non sempre all’altezza delle grandi aspettative quali la produzione importante e la presenza di uno stuolo di partecipazioni illustri tra cui spiccano, il già citato, Nick Oliveri, Xavier Iriondo (Afterhours), Martyn Lenoble (Jane’s Addiction), Massimo Pupillo (Zu).
(Aaron Giazzon)