Trio lombardo formatosi nel 2008, i Downhead danno alle stampe questo EP autoprodotto con 6 episodi di buon metal, validi ma non esaltanti. Parte bene “Waver”, riff di basso e chitarre perfettamente heavy, stile USA (ma perchè no, anche teutonico); una voce più piena e convinta gioverebbe, così come un inglese più comprensibile (onestamente, m’impegno, non capisco una parola… colpa mia). La successiva “Black as me” è più incerta nei vari bridges ma tendenzialmente violenta al punto giusto; i piccoli soli di chitarra sono ancora da sistemare, indecisi tra virtuosismo e ricerca di feeling (impresa ardua anche per più famosi guitar heroes, lo so). “Point zero” è un qualcosa da un minuto dotata di drum machine e armonici, e stento a comprenderne l’utilità. “Under the sky” riprende il discorso arpeggio e parte il riff, classico del genere (e intanto continuo a non capire cosa dica il cantante… sempre colpa mia); a metà brano ci si augura un qualche sospirato cambio di melodia ma si torna invece a riempitivi di mini-soli di chitarra; il tutto a questo punto è un po’ monotematico e piatto, chiuso. “Today is not yesterday” dovrebbe rappresentare la veste ballad del gruppo, ma per reggere la forma chitarra&voce, come nel primo minuto abbondante del pezzo, ci vorrebbe più cura nella chitarra e una voce matura e convinta, e nulla di tutto questo viene qui fornito. Come negli altri episodi di questo EP (non considero “Point zero” ovviamente), a metà brano ci si placa un attimo, c’è il cambio (?) e poi la ripresa, con la chitarra solista che zoppica ancora. E si chiude con “Nazca”, uno strumentale che riassume tutte le influenze assimilate dai Downhead nel corso degli anni, dai primi Metallica fino al Prog-Metal questa volta si, teutonico. Niente di nuovo anche qui, ma comunque pezzo tosto e compatto a chiudere degnamente un EP prodotto bene, suonato a tratti in maniera incerta, sempre e comunque in una sola e unica tonalità. Con il personale auspicio che il cantato possa in futuro essere un arma in più e non una debolezza per il trio.
(Gabriele Gismondi)