L’aspetto più interessante della sperimentazione è sicuramente la grande libertà e gli ampi spazi di manovra che consente a chi si cimenta nel campo. Max Petrolio può tranquillamente porsi come precursore di un canale sperimentale della follia. Se non vi bastano gli indicativi “Azzomolloso” o “Telegiornale tetrapovidone salmastro seme” è tra le combinazioni sonore quasi gelide ma al tempo stesso piene di una energia, quasi irriconoscibile ai frequentatori di ambienti musicali underground, che vi si consiglia di rovistare per dare pieno merito al lavoro di questo cantautore napoletano inusuale.
Telefoni Mortimer ha un sapore nuovo e, ovviamente, strano e anche se può sembrare una semplice rivisitazione di uno stile “new-eighties”, come nelle scarne e sintetiche note di “B21060”, è molto lontano da lì che vanno ricercate le compiutezze di questo lavoro. Di solito, questo tipo di sonorità sono quasi “obbligate” per chi sceglie di fare da sé e la semplice composizione strutturale della title-track è un esempio più che chiaro, ma saper giostrare da solo l’intero sviluppo di un brano o, addirittura, di un disco non è cosa da poco. Nel panorama sonoro già di difficile comprensione è ancora più complicato dare un collocazione alle versioni testuali che accompagnano i brani, partendo da “Coda” e passando attraverso la recita virtuale di “Dialoghi di un’opera tv”, un condensato ermetico di quaranta secondi di pura improvvisazione che trova un seguito in “Telenovela Paccord”, più elaborata della precedente ma contraddistinta sempre da un’ampia varietà di elementi testuali. Un ottimo prologo per la successiva e “lentamente ballabile” “Foreste sottomarine”, dove lo straniante ritmo sintetico ben spiega una discesa nel fondo di un oceano freddo, buio e in qualche modo artificiale, lontana dalla dedica musicale di “Jake e Dinos Chapman”, ovvia dedica agli artisti visuali inglesi Chapman Brothers. Fa capolino, in “Lago dragato” una intro al piano in tonalità più bassa che sottolinea i caratteri dark dell’intero brano, il tutto replicato nella sentimentale e ariosa “Stringimi”, una timida richiesta affettiva che da l’idea di non essere ricambiata. La chiusura del disco è affidata all’instrumental “Notturne carnivora pasta da stregoneria”, un divertissement che è un campionario di elettronica d’improvvisazione. Max Petrolio dai mille verbi conduce a braccia ferme i fili che si stringono intorno alla sua strana creatura, mai tendendo alla rottura con una sapiente versatilità agita gli arti come fossero frustate che indolenziscono senza ferire. La cura, un’immersione nelle fredde acque placide delle sue sonorità, irritano la pelle ma cancellano i lividi dei primi strati, fino ad una caldissima insensibilità.
(Lorenzo Tagliaferri)