Lei, lui e basta. Sembra questa la formula più gettonata per l’amore ai tempi delle indie band. White Stripes (R.I.P.), The Kills, Crystal Castles, fino al Genio di casa nostra. Solo per fare qualche nome. I risultati sembrano in effetti incoraggianti e quasi sempre sopra la sufficienza, anche se sulla lunga distanza (come in ogni matrimonio che si rispetti) la vita di coppia si fa alquanto noiosa e vengono meno i brividi e la passione degli esordi. In questo caso, dopo la più o meno consensuale separazione, solitamente accade che quello/a che dei due aveva talento sopravvive e si rifà una carriera, mentre l’altro/a camperà di rendita trascorrendo la propria vecchiaia a sfogliare vecchi numeri del NME sorseggiando grandi tazze di caffè corretto (ogni riferimento a Meg White è puramente casuale).
Consapevoli o no dei rischi del mestiere, Lei (Diletta “Lady” Casanova – basso e voce) e Lui (Sirjoe Stomp – batteria) hanno deciso di dar vita ai “The Casanovas”. Anzi, a dirla tutta, il Lui non è quello originario. La band nasce infatti nell’estate del 2009 (qui la recensione del demo, ndr) e annovera alla batteria Giacomo Dini, drummer dell’album d’esordio Hot Star. Il disco è stato prodotto dalla Ice For Everyone, l’etichetta di Andrea Appino. Oltre allo Zencircense, il duo può vantare la collaborazione dell’ubiquo Enrico Gabrielli, Simone Lalli (Autobam) e Antonio “Tony Face” Bacciocchi (Not Moving, Link Quartet, Lilith and The Sinnersaints ecc..). Non male come premesse. Ma veniamo alle canzoni. Senza troppi giri di parole, si tratta di garage-pop. Brani veloci, pulsanti e costruiti sull’ottima voce di Diletta. Niente di particolarmente originale, certo. I parametri del genere sono quelli e il duo non sembra particolarmente intenzionato a tradirli o metterli in discussione (almeno per ora). Ma i pezzi, ruvidi e melodicamente accattivanti, ci regalano momenti davvero irresistibili: “Radio Days”, “The Walk” e il singolo “Hot Star”, su tutti. La seconda parte dell’album vede poi la band abbandonare l’inglese in favore della madrelingua, con almeno due ottimi risultati: “Amore a Scampia” (con Appino alla voce) e “Rosso e blu”. Quest’ultima, in particolare, lascia davvero ben sperare per il futuro dei Casanovas. Un pezzo disco-punk, con qualche golosa inserzione di synth e un gusto sapientemente new wave che rimanda ai Matia Bazar di “Tango”, ma anche a Nada e Prozac+. Colpisce positivamente anche l’uso dell’italiano, ironico e spietato, in un brano che sembra una “Lasciami leccare l’adrenalina” dalla parte di Lei. Se quindi il disco mostra forse come limite la poca varietà musicale in scaletta, dall’altro lato rivela un talento di fondo che ha tutte le carte in regola per regalarci ottime cose anche in una futura evoluzione. Evoluzione che, personalmente, spero svilupperà sempre più gli spunti elettronici già mostrati in parte in questo “Hot Star”, colorando il garage-pop attualmente dominante con glitterate tonalità disco-punk, connubio perfetto per la voce di Diletta e il groove potente e trascinante che il duo ha già rivelato, specialmente, dal vivo. Che Santa Debbie Harry sia con loro.
(Federico Anelli)