Sono passati quattro anni da quel disco sanremese di tutto rispetto che era Luna in piena ed oggi Nada ritorna più in forma che mai nel panorama musicale italiano e lo fa con estrema originalità o più semplicemente con estrema personalità. É proprio lei la “vamp strampalata” che troviamo sulla copertina, autoritratta, nata un po’ per gioco tracciando quelle linee irregolari con morbide pennellate su un muro, poi fotografata e divenuta cover.
Durante l’assenza è stata impegnata in diversi progetti, il più recente quello con gli Zen Circus con “Vuoti a perdere” tratto dall’album Andate tutti affanculo. Non è nuova alle collaborazioni, la ricordiamo con Massimiliano Zamboni per esempio; le piace ascoltare la musica altrui, collaborare con altri artisti e sperimentare proprio come ha fatto con Vamp. Il produttore è Manu Fusaroli, lo stesso degli Zen Circus appunto, delle prime Luci Della Centrale Elettrica, del Teatro Degli Orrori e ciò sta ad indicare che ci troviamo di fronte ad un album del tutto innovativo anche per Nada stessa. Il disco è stato registrato tra Ferrara e i mitici Abbey Road Studios di Londra. Quello che doveva essere un normale album da studio, si è pian piano trasformato in un’opera artigianale, forgiata canzone dopo canzone dall’inventiva di Nada, puntando molto sull’elettronica. Dal ’69 ad oggi, per lei non è cambiato nulla, vive ogni momento, così come ogni disco, come se fosse unico, come se fosse la prima volta. É un’artista libera e senza vincoli, che ama mettersi in gioco senza fretta. Ha lavorato per un anno e mezzo a questo disco, non poco, ma era il tempo necessario per modellarlo secondo i suoi nuovi stampi e l’ha fatto in assoluta libertà. In quest’ultimo lavoro c’è tutta la sua poetica visionaria, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, tutto ciò che ha vissuto intensamente e che ha poi riprodotto attraverso gli arrangiamenti e i testi di questo disco che si lascia ascoltare con leggerezza ed intensità allo stesso tempo. Altalenante tra rock e pop, Nada ci regala perle di poesia (“Sirena” / “La febbre della sera”), dondolando in un ritmo contagioso che a tratti appare isterico (“La canzone per dormire”) e altre volte ci richiama seducente (“Chiodi”). Bellissima “Elettricità”, il cui titolo contiene già l’essenza stessa della canzone e un po’ di tutto il disco, un beat elettronico tra tic e tac. Nada, così come fa da quando aveva 15 anni, ma in maniera totalmente nuova e assolutamente contemporanea, continua a farci innamorare di lei, della sua voce e della sua straordinaria capacità di stare al passo con i tempi, non solo cronologici ma soprattutto introspettivi ed emotivi.
(Valentina Blundo)