Una freschissima combinazione di suoni elettronici e sporcizia alternative rock. Chiamatelo new crossover, chiamatelo ugly pop, chiamatelo come vi pare. La band che già in passato ha raggiunto interessantissimi risultati sperimentali si presenta oggi con un gran disco. Apre le danze “Glow Special”, brano quasi prelevato dall’esperienza musicale degli Editors, synth potenti ed arpeggiati degni della migliore scuola new wave avvolgono il suono distorto della chitarra creando un’atmosfera al limite del surreale, concretizzata subito dopo in un incredibile break strumentale.
Dio, mi stanno scaraventando in una discarica nello spazio. “All H3ro3s (Are D3ad)”, secondo brano, risulta inaspettatamente funky proprio nel momento in cui sei certo di un’evoluzione del tutto differente. Strana la scelta di inserirlo a questo punto della scaletta. Leggermente, forse volutamente disorientante. Meno “pop” ma di certo più originale, sembra quindi portare il disco in una nuova direzione. “B.T.K.” La voce marcia di Andrea striscia nelle orecchie. Un cavo che rilascia un’improvvisa scarica elettrica/ritornello quasi industrial e ti fa sobbalzare. Senza questa volta troppo discostarsi dalle sonorità precedenti, “Happy”, quarto nell’ordine, alleggerisce illusoriamente l’atmosfera. L’azzeccatissimo finale soft-minimale viene interrotto bruscamente dalla potenza della batteria elettronica praticamente dubstep che fa da introduzione a “Hot Spot”. E proprio mentre pensi che una nuova ondata di violenza strumentale stia per inondare i tuoi padiglioni auricolari loro “NO! Sarebbe troppo semplice. Volevi scuotere la chioma? Noi ti facciamo saltare”. Ebbene, riescono a farlo. “Hot spot” è un brano che in un club farebbe fare follie, con quegli archi arabeggianti e misteriosi. La successiva “Chatt3rbox” si fa canticchiare come una filastrocca a dir poco inquietante, immersa in un limbo tra Korn e Nine Inch Nails, due band che, con un sottofondo di Massive Attack, sembrano fortemente ispirare le sonorità dei GR3TA. E cosa chiedere di più? Stanno cercando di portare la musica su un nuovo livello. Forse zoppicano in alcuni punti, ma prima di imparare a camminare un uomo deve pur alzarsi in piedi. E loro sembrano aver fatto già il primo passo. “An Hat3 Song” riporta a sonorità più dark, sostenute da una melodia più bassa ed intensa. É un covo di vampiri questa ossessiva canzone d’odio. “I hope you die, this is an hate song.” Altro che dolce stil novo. Sullo “stil novo” potrei essere d’accordo, ma fanculo Beatrice e Cavalcanti, il tempo delle “serenate” è finito. Non ce n’è per nessuno. La sbilenca “Wish” è l’ottavo brano dell’album. Un tocco reale di schematica follia, più di 7 minuti di totale-splendida-volatile-sognante incomprensione. E poi “Pr3tty”, la mia preferita. Una sussurrata canzone d’amore da club, poligamo e psicotico. Una progressione d’accordi dall’immagine distorta, prova a chiudere gli occhi o a guardarti nello specchio mentre l’ascolti. Intorno puoi vederle le ombre. “Th3 Tr3atm3nt”, un altro brano dall’impronta industrial, è la penultima traccia del disco. Intrigante il gioco creato dalla voce, alla quale sta perfettamente incollato lo strumentale. Il finale fa da introduzione all’ultima traccia. “___” 14 secondi che rendono tutto il disco ancora più evanescente. Un messaggio alieno? Un codice da decifrare? Il principio o la fine? Questo è ciò che ti chiedi dopo l’ascolto. Fatevelo dire, la risposta spero sia: “il principio”.
La creatività e l’innovazione sotto pelle del progetto GR3TA è tale da farmi sperare in un’evoluzione. Continuate ad osare. Un disco realmente interessante che apre le porte a grandi aspettative per un prossimo lavoro ancora più concreto, omogeneo ed originale.
(Tyler Jane Davis)