Non essere più dei ragazzini di primo pelo ma voler proporre comunque qualcosa di ultramelodico e pieno di corettini è un’atto di coraggio; se scazzi viene fuori una roba alla Finley ma fortunatamente non abbiamo tra le mani del guano.
Shelly Johnson Broke My Heart nascono nella riviera romagnola di Rimini e con questo ep dal nome Brighter dovranno conquistare credibilità, di certo un obiettivo non facile quando si vuole fare del pop rock.
Le contaminazioni sono varie, influeze shoegaze le cogliamo sin dalle prime note di “Hope like there’s no tomorrow” con quelle tipiche chitarre “sbilenche” in stile My Bloody Valentine mentre il singolo “The boy and the pokey town” è studiato per essere digerito da più orecchie possibili, quasi troppo ma riesce comunque a mantenere le distanze dalla pericolosa scontatezza, in ogni modo la voce nasale à la Yuppie Flu è così melodica e contagiosa che questo pezzo te lo canticchi in macchina mentre vai al lavoro… cavolo, mi sà che son riusciti nel loro intento.
Episodi dalla matrice più “indie” invece li troviamo in “Petrinne sonne”, quasi a riprendere quel “filo interrotto” dai bolognesi Settlefish. Non poteva mancare una “ninna nanna” dal tiro costante come “A lullaby”, chitarre dense e corpose per tutta la durata del brano si presentano come una “galoppata”.
Luci di un tramonto primaverile vengono portate dalla lenta e distorta “Red Sun/Black Sand” che riesce a prendere velocità e intensità mano a mano che le chitarre si intrecciano fino a rasentare uno pseudo post-rock. Il limite di “Brighter” è che non presenta nulla di nuovo anche se gradevole all’ascolto, forse il genere ha dato talmente tanto che oggi non se ne sente più bisogno, speriamo allora in una prossima crescita artistica di questi SJBMH.
(Andrea Tamburini)
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