Continua la seconda vita dei Pitch. A tirare le redini c’è ancora la tenace Alessandra Gismondi che, lungi dal voler fare la parte della reduce, insieme ai suoi nuovi sodali riconferma in Comme Un Flux la svolta stilistica compiuta con A Violent Dinner verso un rock etereo e sensuale, che stabilisce il proprio orizzonte stilistico oltreoceano. È proprio Alessandra a rispondere alle nostre domande; tra corsi e ricorsi storici, amori vecchi e nuovi, New York e Berlino, scopriamo come la bambina atomica è diventata grande.
I Pitch sono una band alla loro seconda incarnazione: cosa ti ha spinto a riprenderla in mano?
Dopo lo scioglimento della prima formazione Pitch ho avuto altri progetti paralleli che sono stati importanti per la condivisione musicale e che mi hanno dato modo di rapportarmi e confrontarmi con altri musicisti.
Successivamente ho scelto di riprendere in mano il progetto Pitch, con la nuova line up, per continuare ad essere libera di comporre e sviluppare ciò che più mi è affine musicalmente.
Comme Un Flux conferma le sonorità internazionali di A Violent Dinner, con un’infatuazione particolare per il sound di due band newyorkesi molto popolari: Blonde Redhead e Calla.
Dici bene, in quanto il sound è affine alla scena newyorchese: ho passato una buona parte della mia vita a New York e probabilmente le sonorità che ne scaturiscono sono dovute all’approccio con una città così ricca di spunti e vivace a livello di stimoli. I Calla li conosco ma non sono mai stata un’attenta ascoltatrice.
Oltre ai numi tutelari già citati, in Comme Un Flux si possono riscontrare influenze molto eterogenee. Vi ho trovato un pizzico di new wave, Gainsbourg padre e figlia e una certa sintonia vocale con l’indie-rock al femminile (Sleater-Kinney, Yeah Yeah Yeahs).
Un amore folle, infantile, per Gainsbourg padre e per la new wave britannica e berlinese di fine anni settanta.
Hai detto che è stato l’album più difficile da registrare.
La fase di registrazione è stata complicata perché non abbiamo voluto lasciare nulla al caso ed ognuno dei musicisti coinvolti ha cercato di portare il meglio del proprio gusto musicale e del proprio suono; ma alla fine siamo completamente soddisfatti del risultato.
Rivedere lo stile Pitch in prospettiva internazionale è stata una scelta ponderata o si è trattato di una normale evoluzione personale?
E’ stata una scelta a tavolino – per essere precisi uno da ping pong – in cui ci siamo scontrati “all’americana” ed alla fine per scommessa persa siamo giunti a questa conclusione.
Senti di non aver ancora raccolto quanto ti spetterebbe?
Ho sempre raccolto più di quello che mi aspettassi!
Nella tua vita, prima della musica suonata, c’è stata quella danzata: si trova qui l’origine del flusso, quel passaggio di energia tra musica,performer, pubblico e vita?
Il passaggio alla musica è stato quasi spontaneo, come a completare un percorso e dare un senso sonoro ad un flusso.
Mi spiego meglio: prima danzavo su una musica, ora creo una musica donandole anche parole ed un significato.
Bambina Atomica e Comme Un Flux, l’inizio e il traguardo attuale della tua discografica coi Pitch, sono arrivati in due periodi storici molto differenti: i “gloriosi” anni ’90 e i frenetici anni ’10 del nuovo millennio. Quali sono stati i cambiamenti degni di nota, in ambito musicale, tra le due epoche?
Gli anni 90 sembravano molto più’ naif, ciò faceva sembrare più semplice l’approccio alla musica. Ora sembra tutto più “prodotto e artificioso” e nulla lasciato al caso, esce un disco al minuto col rischio di una overdose di fruibilità.
Luca Bandini è tuo compagno di vita, oltre che di band. Quanto è stimolante lavorare con la propria metà e quanto, invece, può essere controproducente?
Dal mio punto di vista è solo stimolante in quanto regala la possibilità di condividere amore e passione allo stesso tempo.
Il nome Pitch è legato a te. Che rapporto hai con la tua creatura? Sei possessiva o condividi gli oneri musicali con gli altri componenti del gruppo?
Essendo la mia creatura, mi prendo cura a 360 gradi di essa e ne sono morbosamente gelosa, ma ciononostante mi piace coinvolgere e condividere con la band oneri e gioie.
Pitch, Vessel, Schonwald, una vita per la musica. Come ce la si cava a voler sbarcare il lunario da musicisti in Italia?
Non si deve assolutamente partire con l’idea di fare il “botto” ma viversela tranquillamente. Per quanto mi riguarda vivo queste esperienze musicali con dedizione e tanta passione.
Il tuo impegno in più compagini non rischia di “disperdere” la tua ispirazione?
Proprio per il fatto che cerco di differenziare ogni progetto confrontandomi a livello compositivo con persone diverse mi offre la possibilità di rinnovare questa energia creativa.
So che presto andrai in tour con Hanin Elias, ex Atari Teenage Riot: ennesima conferma del tuo valore.
Con Hanin ci siamo conosciute a Berlino. Era presente ad un nostro live Schonwald e a fine concerto è venuta a presentarsi chiedendomi se ero interessata ad essere la sua bassista nel prossimo tour mondiale.
Per chiudere, hai la possibilità di toglierti un sassolino dalla scarpa.
Non ho nulla di cui lamentarmi vivo bene con me stessa e con il prossimo. Non necessito di sfogarmi e liberarmi di nessun peso, almeno per il momento!
(Francesco Morstabilini)