Quando un disco fa sentire per bene la sua presenza, straripa di suoni in ogni onda sonora che raggiunge il nostro sistema uditivo ci si aspetta una band composta da un collettivo di persone ognuna intenta a occuparsi del proprio strumento. Il progetto Synusonde è solamente un duo e potete stare certi che però ne hanno tanto come una orchestra intera al gran completo. Paolo Bragaglia che si occupa dell’elettronica e Matteo Ramon Arevalos custode del pianoforte hanno in comune la passione della sperimentazione.
É proprio la sperimentazione, quella minimal, la chiave dell’album “YUG” dove il pianoforte suona soprattutto per evidenziare certi nostri stati d’animo che vengono trascinati in una totale esplorazione dei sentimenti umani divisi da momenti di quiete e momenti creati dai primi tasti bianchi a sinistra, quelli più profondi, che fanno sobbalzare il cuore. Il rimanente 50% della grandezza musicale di “YUG” deriva dalla consapevolezza di Paolo che mette ogni tipo di suono, anche quelli più spaziali, al posto giusto creando un’alchimia musicale che anche se tutta strumentale è ben lontana dall’annoiare ma che invece getta il seme della curiosità in noi facendoci rimanere attaccato alle casse del nostro stereo aspettando la canzone che verrà suonata in seguito.
Fin dai tempi dei primi album dei LAMB quando l’elettronica si mischiava con strumenti classici ho condiviso il pensiero di molti che definivano questo genere musicale come una nuova idea di musica classica. Idea confermata pienamente con l’ascolto dei Synusonde.
(Alessio Basile)