Dal Trentino con (h)ard(c)ore arriva questo Messaggi Subliminali ad una Generazione senza Idee dei roveretani Sabung, power trio attivo dal 2007 con alle spalle un demo ed alcune apparizioni live importanti di spalla a band del calibro de Il Teatro degli Orrori, Paolo Benvegnù, James Taylor Quartet.
L’album si apre con “Dedicato”, una spoken song con tappeto psichedelico, pezzo ipnotico. A svegliare l’ascoltare arriva la title track, un hardcore/noise di scuola One Dimensional Man. Il testo del pezzo colpisce per sarcasmo e disillusione, senza nascondere in alcun modo le idee che i tre di Rovereto vogliono esprimerci e che saranno ribadite in vario modo, mai banale o scontato, in tutti i pezzi. Si prosegue con altri due pezzi incazzati e impegnati “TAV” e “Spara!” rispettivamente dedicati all’alta velocità piemontese ed alle speculazioni finanziarie perpetrate dai nostri imprenditori e politici e all’infinita guerra in Palestina. Anche in questi due pezzi sono l’energia dei riff e l’ironia nera dei testi a colpire l’ascoltatore che non può uscire indifferente dall’esperienza sonora appena vissuta. Le successive quattro tracce (“Fuori Vena”, “Rivoluzione”, “Sfogo”, “I Segni della Storia”) sono le meno convincenti dell’album. Abbandonato per un momento l’approccio noise punk dei primi pezzi, i Sabung si tramutano in un clone dei Ministri e, sebbene sia sempre doveroso annotare la bellezza dei testi, non c’è niente di nuovo sul fronte musicale. L’album si chiude con due pezzi da paura: “Amor Paranoico” e “Ave Maria”. La prima canzone è una sgraziata ballata elettrica a tema amoroso, sempre in stile “ironicaggressivo” che distingue la scrittura di Dario. “Ave Maria” riassume lo stile Sabung: testi ricercati ed incazzati, riff mai banali e violenti, suoni graffianti e dirompenti.
In sostanza i Sabung ci deliziano con un album fresco e cattivo, a farla da padrone sono i testi e le dinamiche delle canzoni. Alcuni pezzi sarebbero potuti essere accantonati, ma è comunque un’osservazione marginale rispetto ai tanti pregi che contraddistingue il lavoro della band di Rovereto.
(Aaron Giazzon)