Giuliano Clerico suggerisce atmosfere d’altri tempi attraverso questo suo disco, una vera e propria miscela di blues, folk e cantautorato italiano. Il costruttore di meccaniche sognanti si apre con un riff di chitarra travolgente che sa di country, accompagnato da un pianoforte tipicamente blues (“Banditi”).
In ogni traccia dell’album sono palesi gli stili musicali che hanno influenzato il cantautore abruzzese, dal jazz, alla bossanova, per arrivare al reggae e alle sonorità dei primi Dalla e De Gregori.
Un disco musicalmente notevole, presenta anche brani particolari come “Il Duello” che rimanda il pensiero ai vecchi spaghetti western.
Due sono le maggiori pecche di questo album, una è sicuramente la scelta dei testi sbiaditi e squallidi per la gran parte; la seconda è la linea di voce che si muove su motivi sentiti e risentiti.
A parere di chi scrive sarebbe meglio abbandonare il cantautorato italiano, che a dirla tutta sa un po’ di marcio, anche e soprattutto perché la musica di Giuliano sa essere stimolante e di piacevole ascolto, ma si impoverisce e riduce le sue possibilità proprio per la staticità che gli conferisce quello stile che è proprio del cantautore.
(Federico Sirini)