La primavera sta arrivando e non lo capiamo solo per quel caldo tiepido che il sole, ancora lontano, lascia sulla nostra pelle. Il bel tempo si può sentire anche attraverso un freddo CD che gira e ci regala emozioni. Le sensazioni che nascono ascoltando Belong assomigliano in tutto a quelle preparazioni fatte di fretta per un appuntamento desiderato ma inaspettato. Il cuore in gola, la felicità che fa ballare davanti a uno specchio che piange gocce di vapore. Lo stile musicale intrapreso dai The Pains of being pure at heart è uno speed shoegaze che ricorda molto i My Bloody Valentine e se vogliamo rimanere nel nostro stivale li accosterei ben volentieri ai Cosmetic.
Il secondo album della band di New York precede il lavoro pubblicato nel 2009 che porta lo stesso nome del gruppo. Il clima giovanile che riporta anche a certe spensierate b-sides degli Smashing Pumpkins ha anche i suoi difetti. Forse fa parte anche nel modo di suonare lo shoegaze stesso ma non sembra che una canzone spicchi su un’altra. Con il passare delle track il risultato sembra quello di un’unica canzone, che per tutto l’album, imperterrita non si ferma.
Ma va bene anche così se poi il risultato finale è pura triste gioia. Ben vengano gruppi come i The Pains of being pure at heart.
(Alessio Basile)