In un mare attraversato da una fortissima corrente new wave prende vita il disco d’esordio dei Tomakin: onde alte, altissime e creste schiumose sulle quali incombono i mostri sacri (marini) di quella che fu la beata avventura anni ’80 in Italia (Battiato e Decibel su tutti) e all’estero (The Smiths, New Order tra i tanti).
Chiaro dunque il riferimento alla scena, omaggiata peraltro col brano dal titolo “New wave” (per i più testoni!), che produce risultati tutto sommato positivi. Geografia di un momento si fa apprezzare innanzitutto per la qualità della registrazione: arrangiamenti chiari, suoni coordinati e dosati perfettamente sono il supporto ideale per una linea vocale morbida, a partire dalla quale spicca una certa componente pop, unita ad armonie melodiose e a ritmi spesso ballabili e di facile presa. I testi, caratterizzati dall’alternanza italiano-inglese e impreziositi a tratti da una buona vena poetica, ci proiettano verso scenari intrisi di monotona quotidianità provinciale tra cuori infranti, amori perduti e sogni di fuga. Forte è la presenza degli Smiths in “Joasia” non fosse altro per la linea vocale-nasale molto vicina al particolarissimo timbro di Morrissey, come è riconoscibile l’influenza di Battiato in “Amore liquido”, il cui ritornello sembra essere proprio progettato dal grande maestro. Mettendo da parte i riferimenti più o meno intuibili, il disco si muove tra brani a volte più vicini alla tradizione indie-pop nostrana (“Quando sogno” e “La ragazza del ponente”), altre volte più vicini ad una tradizione europea (come i già citati “Joasia” e “New wave”). Libere interpretazioni per “Collasso” caratterizzato da una ritmica particolare e da un cantato che si discosta un po’ dalle scelte generali e per la conclusiva “Autoconvinzioni”, in cui irrompe e sorprende un cantato rap, magari lasciando presagire future contaminazioni. Aleggia sul disco però una certa ostentazione stilistica che produce delle forzature sulla struttura dei brani: schemi che si ripetono e si indirizzano verso ritmiche necessariamente ballabili. Detto questo il bilancio delle considerazioni comunque resta in attivo.
Non è in discussione il lavoro o la qualità della band, né tantomeno la scelta vocale pulita e mielosa del proprio cantante, non fosse altro per il fatto che si tratta di preferenze soggettive. Giusto dunque fermarsi ad un passo dalle mie. Consigliato l’ascolto, dopodiché… discutetene.
(S. de Traumnovelle)
Geografia di un Momento by Tomakin