Il secondo lavoro in studio degli Stoop conferma quanto di buono c’è nel sostrato musicale in Italia. Freeze frames esce tre anni dopo l’album d’esordio (Stoopid monkeys in the house, 2008), ribadendo la qualità e l’affidabilità della band reggiana, presente sulla scena indie-rock ormai dal 2003. Spesso il loro nome è stato accostato a quello dei dEUS (storica band belga) e dei corregionali Julie’s haircut, con i quali condividono quell’attitudine compositiva fatta di miscele elettro-acustiche tra atmosfere a volte più pop e tradizionali, altre più psichedeliche e sperimentali.
L’album, prodotto e registrato presso il Bunker studio di Rubiera, affascina sin dalle prime battute. Un intro spettrale conduce sino al brano apripista “Our modern assaults” col suo ritornello coinvolgente, che vagamente riporta allo stile Interpol. La trasognante “Machine” e “Fever is a ghost” (presente nella Shiver compilation vol.10) sono esempi di grande lucidità negli arrangiamenti quanto di efficaci e interessanti duetti vocali. Quest’ultima per altro è una costante dell’album: la voce guida di Diego Bertani è continuamente supportata e quasi mai lasciata da sola.
L’eleganza e la raffinatezza compositiva sono gli elementi che più caratterizzano gli Stoop, magari a volte sin troppo fedeli al proprio stile col rischio d’essere in alcuni casi meno coinvolgenti (come in “Trainwrecks” o “10000 bugs”). Ma è vero anche che alcune varianti producono risultati convincenti come nel finale tutto strumentale di “Migrations”, dove le chitarre si inarcano su un basso costante e incalzante oppure come la più sperimentale “In the cave”, la cui apertura è affidata ai synth e dove la chitarra traccia la sua armonia immergendosi in una delle atmosfere più belle e interessanti dell’album. Nel complesso il risultato è notevole.
Professionalmente indiscutibili, gli Stoop sono una delle tante band nostrane che si “vedono” poco ma che fortunatamente vivono ed animano quel denso sottobosco musicale italiano, che si dimostra ancora ricco di novità interessanti o come in questo caso di realtà consolidate.
(S. de Traumnovelle)