Il primo album degli Ofeliadorme raccoglie undici “momenti” molto intimi ed intimisti, dove storie di quotidiana follia e soprusi si mescolano a immagini oniriche di mondi inesistenti, finanche vi si trovano un paio di malcelati omaggi (“Ian” dedicata al leader dei Joy Division e “Leaves of grass” omaggio alle poesie di Withman) lungo questo percorso sonoro che fa della dilatazione, dell’apparente calma e della coesione tra i brani i suoi incastri ideali. A questo punto, dopo aver ascoltato e recensito l’album, tocca alla band dare il suo punto di vista su ciò che influenza il proprio processo creativo.
Credo che sia giusto chiedervi, per cominciare, da dove nasce l’idea del progetto Ofeliadorme?
g.Mod: Nasce nel 2007 come progetto parallelo, sia io che Francesca all’epoca suonavamo in altre bands.
L’idea era di formare un duo solo chitarre e voce, ma è durato poco, Tato e Michele si sono aggiunti dopo qualche mese, forse qualche settimana addirittura.
Francesca: …e la band è subito diventata la “casa madre”.
Quali sono i principali movimenti musicali ispiratori, se ne avete, per il vostro sound? La commistione ben congeniata tra elettrico/elettronico e acustico non permette una collocazione specifica.
Michi: Veniamo tutti da generi diversi, abbiamo età diverse e nessuno di noi si dà dei limiti nell’ascoltare cose nuove, tutti noi ci poniamo in maniera piuttosto umile nei confronti della musica, cercando di capire cosa è meglio per ogni singolo brano.
F: Non cerchiamo una collocazione specifica, i generi esistono, ma non bisogna per forza cercare di rientrare in uno piuttosto che in un altro per godere di un senso di “appartenenza”.
É indubbio che ci siano svariate influenze che derivano dal nostro background musicale, motivo per cui chi ci ascolta live o magari recensisce la nostra musica, cerca un paragone per descriverla.
Ne abbiamo sentiti tanti di nomi accostati al nostro sound, cose anche diverse; tra questi Bill Callahan, Radiohead, Cat Power, Pixies, Low, Nina Nastasia, Lou Rhodes, Blonde Redhead, Cocorosie, anni 80, anni 90… beh si forse c’è un pò di tutto questo (tranne le Cocorosie direi). Ma non ci ispiriamo a nessuna corrente in particolare.
All Harms ends here sembra un lavoro molto compatto ed omogeneo, non vi spaventa la possibilità che, in futuro, qualcuno possa arrivare ad interpretarlo come un limite?
g.Mod: In una recensione hanno scritto: “disco dove non scorre mai la stessa acqua” io la penso così.
F: Compatto sì, omogeneo non credo sia il termine più appropriato. É il nostro primo full lenght, volevamo fosse coeso, avesse un’identità propria, e rappresentasse bene il mood che ha fatto da humus alla nascita delle canzoni che lo compongono. Abbiamo lasciato fuori molte cose, credo sia un pò presto per preoccuparsi dei limiti… Noi pensiamo a suonare la nostra musica e a proporla in giro, con dischi (speriamo tanti altri) e concerti, per farla ascoltare alla gente.
M: Il lavoro è omogeneo in un certo senso ed è stato voluto, sono stati lasciati fuori diversi pezzi proprio per dare un senso univoco maggiore a tutto il disco, comunque ci sembra che lasci spazio a diverse dimensioni e atmosfere sonore, è un disco che respira…
La tranquillità che pervade tutto il lavoro sembra più lo specchio di una malcelata rabbia e di un’opprimente stato ansioso, è una visione distorta dei temi del disco?
F: Credo sia una chiave di lettura plausibile, molti dei brani sono stati scritti in un lasso di tempo di due anni che per vari aspetti non è stato proprio dei più sereni, sia all’interno del mondo Ofeliadorme che fuori; il titolo dell’album e la collocazione di certe canzoni in tracklist sono però un augurio/monito.
Sono passati appena due anni dall’EP Sometimes it’s better to wait, quanto sono cambiati gli Ofeliadorme?
g.Mod: Non è cambiato molto, stessi elementi, stessa sala prove, timidi sul placo, stesso modo di lavorare.
F: Sono sempre più sciroccati, e iperproduttivi.
La grande versatilità dei componenti del gruppo vi permette una maggiore attenzione riguardo ogni singola componente musicale dei brani che registrate. È un vantaggio o, a volte, porta a qualche discussione in seno alla band? Di solito quanto tempo spendete nel registrare un singolo brano?
g.Mod: Ci piace lavorare in maniera distesa, rilassata, ci riusciamo quasi sempre ed è una gran fortuna oltre che un vantaggio, ci permette di sperimentare e di giocare un pò con gli strumenti.
Prima di registrare proviamo e riproviamo i pezzi, ci confrontiamo, si decide tutto insieme, poi si va da Michele (Soporoco Studio) anche singolarmente e si registra. Per alcuni brani il tutto si è svolto in pochi giorni.
M: “Ruotare” gli strumenti è un modo divertente per riscoprirsi e cambiare il proprio punto di vista, ad oggi svantaggi e
discussioni non ci sono stati, questo ha sicuramente velocizzato anche la fase di registrazione, che comunque varia da pezzo a pezzo, “Paranoid park” è stata registata in una giornata, “River” o “Grow” hanno richiesto molto più tempo (ricerca del suono giusto, l’aggiunta di un dettaglio ecc…).
Mi è capitato qualche tempo fa di ascoltare la vostra esecuzione di L’uccello dalle piume di cristallo, tratto dalla colonna sonora dell’omonimo film, per la promozione della compilation di natale del blog cinematografico I 400 calci, per quale film vi sarebbe piaciuto curare una colonna sonora?
F: Le colonne sonore sono fondamentali, molti film non sarebbero gli stessi senza “quel” soundtrack.
Non saprei… tanti… un film di Cassavetes o Kieslowski… ma anche un Rosemary’s baby di Polanski o un film di Burton sarebbe niente male… o per rimanere in italia, Divorzio all’italiana di Germi o un Paoslini ci sarebbe “garbato”… così giusto per sparare alto e dire qualcosa di molto “onirico”.
Oltre all’aspetto puramente musicale, quali sono gli ambiti artistici dai quali gli Ofeliadorme prendono ispirazione?
g.Mod: Prendo ispirazione dai miei cari, dai miei amici, da quello che mi accade tutti i giorni, dalla vita.
M: Fotografia, cinema, teatro, pittura, siamo affascinati anche da questi mondi, tutte le arti possono essere indipendenti tra loro, ma collaborando possono creare “altri” mondi.
F: I sogni, l’inconscio, la meraviglia del scoprire ogni giorno di non conoscersi mai abbastanza.
Ritornando al vostro, e al nostro, campo, quali sono i vostri progetti futuri? se potete anticiparceli.
M: Mah… c’è in cantiere l’idea di un piccolo EP più disteso e con sonorità differrenti (per “disomogeneizzare”, scherzosamente, l’idea che ci si potrebbe fare di OfeliaDorme).
F: non facciamo mai progetti a lunghissimo termine, abbiamo tanto materiale in cantiere e vorremmo concentrarsi sulle nuove cose. Nel mentre potrebbero esserci collaborazioni estemporanee con altre bands e musicisti, è una cosa importante che dà tanto in termini di scambio umano ed artistico.
(Lorenzo Tagliaferri)