I Telesplash mi hanno incuriosito fin da quando vedi un box pubblicitario del loro disco su di una rivista. Quell’atmosfera retrò che si respirava in quello scatto era tipo tutto. I Telesplash sono quattro tranquilloni toscani che oltre a saper dannatamente bene come si fanno delle acconciature yeah, fanno delle canzoni divertenti, tanto da ritrovarti a fare la la la ondeggiando sulla sedia.
Così mi ritrovo con questo lavoro tra le mani, a sorridere come un deficiente per la spensieratezza che trasmette questo lavoro, Bar Milano. Un po’ di Baustelle, un po’ di Yuppie Flu, un po’ di anni ’60 ma tutto in italiano. Non c’è un pezzo che sia debole, un pezzo che valga la pena dimenticare. Da “Domani”, approccio magistrale per comprendere le intenzioni del disco, alla successiva “L’aurora”, passando per la per nulla nostalgica “Nostalgia”, alla “Giulia” dove si concedono qualche parola in inglese, i Telesplash confezionano delle gemme melodico-armoniche di pregevole fattura. Percorso che si conferma davvero in tutto il lavoro, con “Aprile” che potrebbe diventare un loro classico, seguita a ruota da “Gli Stimoli”, fino ad arrivare a “Bar Milano”, la canzone che dà il nome all’album, piena di riferimenti da Sanremo a Rolling Stone, dai Depeche Mode a Vasco Rossi, insomma tutte quelle cose comunissime che fanno da sfondo ai nostri giorni ma che forse per una questione d’onore non riusciamo ad accettare, come la storia del pezzo: il cantante viene scaricato dall’ex gruppo, e si vendica psicologicamente entrando in un altro. Tutto molto bello, ed estremamente ritmato, per un gruppo indubbiamente alle prime armi ma che ha cominciato col piede molto più che giusto. Aspetto di vederli dal vivo per ulteriore conferma del loro talento.
(Mario Mucedola)