Sono portatori sani di tradizione melodica italiana, gli Egokid. Ecce Homo è scintillante pop come vorremmo sentirne tutti i giorni on air alla radio. La ricetta è presto detta: melodie ineffabili cucinate con chitarrine e tastiere nelle giuste dosi, insaporite da un corollario di ammennicoli musicali di ogni tipo, servite insieme a testi che ti penetrano in testa con la facilità di un coltello caldo nel burro senza ricorrere al fatale triumvirato “sole cuore amore”. Anzi, il “Credo” degli Egokid è quanto di più secolare si possa trovare sulla piazza pop: “ragione cuore e volontà”. Attitudine più alla Hidden Cameras che Baustelle, insomma, ché del vintage di Francesco Bianconi & co, perennemente in circolo nel girone dantesco della nostalgia adolescenziale e della moda dell’anno scorso, gli Egokid non sanno che farsene. Diego Palazzo e Piergiorgio Pardo pagano forse pegno alle sonorità dei toscani in taluni episodi più movimentati – anche a causa dell’impiego di Taketo Gohara in sede di mixaggio, già al lavoro col gruppo di Montepulciano – ma il loro sguardo è ben saldo sulla realtà quotidiana della società attuale, descrivendone cliché e contraddizioni col piglio agrodolce di chi non vuol piangere sul latte versato. Ed ecco che in “Con stile” si parla dell’impossibilità di rispecchiarsi nella meglio gioventù attuale, addolcendo la penna di Bret Easton Ellis, piuttosto che di romantici a Milano. In “Universo” e “Parabole” l’amore è affrontato senza pensare a reggiseni slacciati nell’estate dell’Ottantatre bensì rimarcando la precedenza gerarchica dell’amore terreno su quello divino.
Il resto è tutto un susseguirsi di suggestioni per lo più italiane, fatto salvo l’omaggio al brit-pop “Ragazze + Ragazzi”, cover come si faceva una volta di “Boys & Girls”, ossia “tradotta” in italiano, e l’incipit di “Credo”, citazione di “Ticket to ride” dei Beatles. Poi c’è il Battisti aggiornato ai tempi del precariato di “Una vita”, c’è l’impianto genetico di Lucio Dalla in “Come un eroe della Marvel”. Ancora qualcosa di inglese si ritrova in “Non si uccidono così anche i cavalli?”, featuring Fausto Rossi aka Faust’O, melliflua new wave alla corte dei Japan. La medaglia d’oro va però a “Non mi hai fatto male”, romantica ballad che vorrei un giorno vedere vincitrice a Sanremo, magari cantata insieme al fantasma di Luigi Tenco. E ci potrei mettere Mina, Matia Bazar, Patty Pravo dei tempi d’oro, un po’ di Garbo e un pizzico di Nada; gli Egokid non si sono fatti mancare nessuno per creare la loro personale pietra filosofale pop. Ecce Homo è un ottimo rimedio se il logorio della vita moderna e l’ampolloso snobismo dei Baustelle vi hanno rotto i coglioni, provare per credere.
(Francesco Morstabilini)
Egokid – Ecce Homo by Libellula