Dev’essere alquanto distorta e personale la visione che hanno i tre tarantini del luogo in cui vivono; dove altri scorgono un mare cristallino nel quale trovare una sicura meta estiva o una città solare che termina con un’appendice portuale tra le più grandi del Belpaese, i nostri invece di quegli stessi paesaggi ammirano (o disprezzano, a seconda dell’umore) la grande liquidità scura più simile al freddo Mare del Nord, che si estende a perdita d’occhio, di notte, fagocitando nei suoi fondali pensieri inconfessabili zavorrati da grossi massi di spleen con i quali restare eternamente abbracciati. E quello stesso porto visto non come punto d’arrivo ma solo ed esclusivamente come luogo di partenze e sofferenti addii.
E proprio di partenze si può iniziare a parlare in questo nuovo ep che prende le distanze da ciò che i Karma in Auge sono stati fino a poco tempo fa; gli esordi alternative-rock sono ora plasmati e rivestiti da un suono ombroso e ansiogeno molto più vicino ai territori anglosassoni che non a quelli del nostro paese.
In alcuni dei brani presenti in questo Memorie disperse (l’opener “Visione” e “Borderline”) è forte, tuttavia abbastanza personale, la vicinanza se non addirittura il dividere lo stesso tetto con i primissimi “Editori”, a cui fa capo l’animalunga Tom Smith, dapprima che abbracciassero la cupa religione dei sintetizzatori. Le restanti quattro tracce sembrano invece voler ripercorrere il sentiero che porta agli albori di quella che fu definita new wave poi confluita e ramificata in molteplici altri percorsi sonori; difatti troviamo episodi più aggressivi e incalzanti (“Anime Perse” e “Illusioni di una Musa”) alternarsi ad altri più cadenzati e avvolti da uno strato melanconico (“Spleen” e la conclusiva “Memorie disperse”). I testi, in italiano, trovano terreno fertile nella cripticità del suo autore, disegnando scenari interiori molto spesso astratti o troppo personali da essere pienamente compresi: “sagome di uomini, scendono nella segreta valle, lì dove dorme quel dolce inganno, nel vivere ineluttabile” (“Spleen”); “Anime perdute in estasi, poi più nulla quì con me, anime dal cielo che richiamo un pensiero suicida, gelidi sentieri, sperduti e senza età, oggi mi attraversano, poi più nulla dentro me” (“Anime perse”); “Chi si curerà dei nostri umori instabili, pensieri che si rivelano illusioni di questa età, chi si curerà dei nostri giorni fragili, che come foglie cadono, su sentieri ignoti delle nostre memorie disperse” (“Memorie disperse”).
Tralasciando i testi, che in futuro potranno comunque trasformarsi in qualcosa di più concreto e accessibile questo Ep denota quanto di buono e onesto il trio ha saputo fare cambiando pelle senza scimmiottare o diventare copia carbone di band che a loro volta hanno trovato un proprio percorso pur se già battuto o addirittura concepito da altri.
(Antonio Capone)