I Mavel sono un gruppo italiano e si descrivono da sé con poche brevi frasi: “Siamo in quattro. Uno di noi è una donna. Uno un perdente. Il nostro sound è allegro. Le nostre canzoni sono tristi. La nostra musica parla di sensazioni.”
Killa, scritto così secondo la pronuncia british, è il loro ultimo Ep. Le canzoni, sette, sono un continuo balzare di basso elettrico scarno, legato a sonorità rock e accelerate nervose. “Silent Evolution” e “Ninja” parlano di derelitti e chitarre sporche, di Stooges e dei nipoti Strokes. Rock fatto con le unghie e con i denti. Una rabbia senza orpelli e decorazioni. Diretta.
I Mavel sistemano la macchina del tempo musicale per riportarci indietro nel tempo con la pastiglietta acida “Soulless girl”. Psichedelica da fine sessanta, un allegro battito di mani in sottofondo. Eccolo qui il loro lato più solare, il migliore. A completare questa sezione musicale sul genere umano privo di anima non poteva mancare un “Soulless man” . La canzone è cupa grigia e dark, in netto contrasto la precedente.
A chiudere l’ep, i Mavel suonano quello che sanno fare meglio e cioè un rock più dolce accompagnato da un falsetto sognante.“Starry” è la canzone più efficace, con maggior presa e proprio per questo che riascolteremmo subito.
I Mavel nel complesso superano la prova Ep, anche se li vorremmo meno “influenzati” dai suoni dark e maggiormente inspirati sul loro sound.
(Giorgia Furfaro)
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