Un paio di anni fa la loro canzone “Lavinia” fu un vero successo anche in Italia. Da allora gli inglesi The Veils ne hanno macinata di strada e ora tornano con l’EP Troubles of the brain. La band, lascia per un attimo i fasti di casa Rough Trade, per incidere un ep registrato nello studio casalingo di Finn Andrews . Supervisionati dal produttore Bernard Butler (Suede, Libertines) i the Veils raccolgono sette piccole gemme di fresca bellezza. L’ingrediente segreto di questo ep piccino è unico ed inimitabile: l’equilibrio fra la musica di qualità (sia passata che dei nostri giorni) ed un cantato eclettico mai uguale a se stesso che sa sempre toccare sempre le corde giuste.
E così se la base è il classico suono brit (Beatles, Kinks e Small Faces) c’è posto anche per incontri spazio- temporali. Il compianto Marc Bolan e la canadese Leslie Feist, portavoce di un certo sunshine pop, possono unirsi a perfezione nella frizzante marcetta “Don’t let the same bee sting you twice”. Ma gli esperimenti musicali non si fermano qui. É possibile accostare un giro di chitarra caldo e una voce algida? Ascoltare la spaziale “Wishbone” per credere, il risultato è sorprendente e convince.
E poi, non contenti, i the Veils infilano due canzoni come “Grey Lynn park” e “Us goodless teenagers“ e ci danno il colpo di grazia finale. Le prima, è un gioiellino melanconico e deliziosamente indie pop con rimandi musicali che portano ai The Shins di qualche anno fa. La sensazione di camminare nel buio cantato in Grey Linn park è una sfumatura intensa che dimostra quanto i the Veils non siano la solita macchina-hype da ascolto usa e getta. A traghettarci verso isole fredde, dove le atmosfere si fanno rarefatte e sognanti è il fraseggio della chitarra acustica in “Us goodless teenagers”, riflessione sui giovani d’oggi privi di punti di riferimento.
L’ultimo approdo è “Iodine and Iron”. Una canzone sussurrata, una preghiera cantata in ginocchio con la carica emotiva della voce intensa, quasi rotta. Una degna chiusura di questo piccolo ma prezioso ep.
Un plauso ai The Veils che hanno saputo scrivere canzoni semplici ma di grande impatto e confermarsi una band interessante. Bentornati!
(Giorgia Furfaro)