
Dopo l’ottimo esordio con il disco Extict i Fuh si ripresentano sulla scena italiana con questo nuovo lavoro, “Dancing Judas”, otto tracce lanciate nel vuoto distorto e contorto dai riff di chitarre sempre in primo piano e da una ritmica quanto mai potente e trascinante.
I quattro di Cuneo ricordano nelle sonorità band più affermate nel panorama italiano come Fine Before You Came o Dead Elephant, riproponendo quel tipico muro sonoro post-hardcore arricchito dai continui riferimenti post-rock con le chitarre tanto istintive quanto razionali e geometriche alternate alla poetica vocale dell’emo-core.
Il riff tagliente e istintivo di “Grandine” si adagia subito dopo sul romanticismo di “Four Things” che sfuma tutta la propria carica su un intreccio jazzato di fiati. Strutture più pop nei due minuti e mezzo di “Distance” preparano ad un’immersione nelle acque del math-rock più puro e sostenuto “Miniriver” e “Quarter” prima degli esperimenti noise di “Canalese Landscapes” e dei riff violenti ed avvolgenti della conclusiva “H7-25”.
Un lavoro modellato sullo stile dei grandi maestri del genere, Fugazi su tutti per quanto riguarda un certo approccio nei riff e i Don Caballero per la ritmica ma che non manca di spunti godibili e originali che però si perdono in un cantato ancora acerbo e molto di stile.
Tralasciando la delirante definizione su spazi e campi vettoriali (che comunque potete trovare sul loro myspace) e tutti i discorsi abusati su influenze e derivazioni musicali, parafrasando loro stessi i Fuh alla fine restano quattro minchia a cui piace suonare un punk grezzo e diretto pur non disdegnando incursioni in territori più elaborati e cervellotici.
(Marco Torre)