Capita spesso, ovviamente prima di ascoltare un album, di fantasticare sul genere musicale proposto dai musicisti di turno solo in base al nome che hanno scelto per la band (il gioco si può fare anche guardando solo la copertina o la track list dell’album) e non succede di rado che il fraintendimento è dietro l’angolo; Se dovessi pensare al genere musicale di una band solo in base al nome scelto avrei potuto pensare che i Nirvana facessero una sorta di ambient allucinata o addirittura della New Age trascendentale mentre invece gli inglesi Klaxons sarebbero potuti essere artisti di strada i quali, con strumenti di fortuna, improvvisavano spettacolini divertenti per bambini. Niente di più lontano dalla realtà così come quando mi sono imbattuto nei Drama Emperor; La mia fantasia galloppava verso foreste Norvegesi tetre e opprimenti dove personaggi lungocriniti dal volto dipinto si aggiravano come ombre sciolte nella nebbia alla ricerca di un cristiano da sacrificare o una chiesa da far bruciare.
Anche in questo caso l’ho fatta fuori dal vaso perchè i Drama Emperor non solo non sono Norvegesi (bensì marchigiani) ma non utilizzano facepainting per impressionare il pubblico e soprattutto non suonano Black Metal. La band crede tanto nei propri mezzi, e nel moniker scelto, da intitolare in modo omonimo questo Ep formato da 5 tracce fresche e stimolanti con le quali il gruppo cerca di proporre in modo personale un discorso musicale sezionando vecchia new wave messa a lucido e ricucita su abiti nu-rave sgargianti; Difatti i Klaxons in apertura non sono stati citati a caso proprio perchè gli inglesi sembrano fonte di ispirazione più o meno velata per i Drama Emperor così come i più datati (ma attualissimi in questi ultimi anni) The Sound o i Modern English. Il mini album poi sembra essere stato pensato e strutturato proprio in modo tale da rendere naturale il passaggio di questi due generi musicali attraverso 5 semplici passaggi che equivalgono poi ai brani presenti nel disco. La prima traccia (“Alarm”) sembra godere proprio dell’influenza sonora dei due gruppi citati poc’anzi; bassi febbricitanti in rilievo martellano su chitarre affilate di scuola interpoliana, segue a ruota una drum machine mai stanca dell’urgenza con la quale scandire i tempi sempre “up”. Già dal secondo brano (“Decadence”) si affacciano synth acidi con attitudine punk, l’elettronica diventa mano a mano più corposa e vitale ma è con il terzo brano (“The Bunker”) che il combo viene alle mani con i Klaxons. La colluttazione sonora non risparmia nessuno e le mazzate continuano anche con la successiva “Distance” nella quale il polverone nu rave si fa sempre più fitto e sfrenato; Voci filtrate, basso slabbrato e distorto e drum machine che, marziale, batte il tempo come a scandire la corsa esagitata di un concetto musicale tanto impellente quanto efficace che va a schiantarsi sul corpo di chi ascolta. Il finale chiude il cerchio con il passato, come un Oroboros che si morde la coda, perchè “Ghost Reasons” placa gli animi ma non l’inquietudine, rallentando i tempi e tornando ad una struttura sonora scoperchiata in apertura con il primo pezzo, ma soprattutto spegnendo quasi del tutto le macchine digitali.
Un Ep che mostra quanto di buono i Drama Emperor hanno nella testa, gli stessi probabilmente vorrebbero urlare a gran voce che certe soluzioni musicali non bisogna per forza cercarle all’estero e che a ben guardare sono riusciti anche ad assestare ai Klaxons cinque sonori schiaffoni. Ora non resta che porgere l’altra guancia.
(Antonio Capone)
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