Mi piace pensare alla musica che nasce con il solo scopo di divertire ed emozionare e che non viene studiata a tavolino per le orecchie più “facili”, è sempre più raro trovare cose spontanee e genuine, come l’amicizia; e se per caso a Deventer (Olanda) un gruppetto di amici si ritrova a suonare così tanto per divertirsi e magari stampano anche uno sputo di copie delle loro canzoni per gli amici?
Succede che nascono i King Me e tutto questo nell’ormai lontano 1999, da allora ne hanno fatta di strada, varie esibizioni in radio e cinque album alle spalle; ora a tre anni di distanza da Guide Down, se ne escono con un nuovo lavoro intitolato Them Brawlers, dieci tracce che grondano maliconia spaziando tra il pop sintetico dei Gradaddy e i Radiohead di una decina di anni fà ma andiamo per gradi; l’iniziale “The freshmaker” è quasi un’intro dalle sembianze di una ballad svogliata che anticipa “Oh how i want you to now” e già da quì le chitarre cominciano ad avere più spessore tra noise e pop cupo, mentre “Gimme lies” è semplicemente un diamante sporco di fango; una drum machine solitaria che viene mano a mano avvolta da strati di chitarre, sempre più distorte sempre più sovrapposte, sempre più caos fino a diventare un muro di suono, eppure sotto tutto sto casino si avverte un banjo come a mantenere un debole contatto con le sonorità melodiche tipiche dei King Me.
Questi olandesi rendono ogni pezzo diverso dall’altro disorientando continuamente le orecchie dell’ascoltatore e nel caso di “Motor fear” si assaporano sonorità quasi sixties, ricordando un pò certi lavori di Albert Hammond Junior, mentre con “Away and still cold” si và a colpire nelle viscere, è tremendamente sofferta la voce di Milo e la chitarra sempre uguale a se stessa in quei continui e semplici accordi, fino alla crescente esplosione di feedback e corde lacerate che porteranno il brano a quasi otto minuti.
I King Me, dopo averci preso a pugni nello stomaco hanno ben pensato di leccarci le ferite con una dolce “Thinking of you” prima di salutarci definitivamente con “All enz”, accompagnata dal ticchettio di un’orologio e un Milo sempre più stanco.
Com’è questo album? Lo odieranno in tanti, per i restanti troveranno in “Them Brawlers” la conferma che i King Me sanno fare musica come farebbero degli amici tanto per divertirsi, come accadde in quel lontano 1999.
(Andrea Tamburini)