Ho Lasciato Tutto Acceso, disco d’esordio di Enrico Farnedi artista cesenate polistrumentista che vanta collaborazioni che vanno da Vinicio Capossela a Cochi & Renato (con cui ha preso parte al programma di Rai2 “Stiamo lavorando per noi”), trombettista e cantante nei Gangsters Of Swing oltre varie collaborazioni con i Good Fellas e altri gruppi più o meno conosciuti.
Elemento caratteristico della sua musica è la presenza dell’ukelele che suona ed è presente in tutte le tracce del disco, usato in tutte le possibili tonalità e vesti, elettrico, classico, folk, un elemento che dona particolarità e un fascino esotico in tutte le canzoni ma che trascinato (in alcuni episodi è completamente estraneo all’atmosfera creata) per tutta l’eccessiva lunghezza del disco porta irrimediabilmente a porsi domande esistenziali sulla sua utilità. Strumentazione folk, temi fiabeschi e atmosfere ironiche finto intellettuali portate all’estreme conseguenze non aiutano di certo il disco a decollare, disco che si mantiene sempre sugli stessi binari (morti) e quando prova a variare lo fa inserendosi in melodie pop sbilenche dal respiro internazionale ma che non lasciano nulla di nuovo e interessante se non un vago senso di mediocrità e banalità che affonda soprattutto nei testi.
Testi sul finto ironico esistenzialista dal piglio intellettuale ma che si scontrano con le atmosfere musicali che viaggiano su due mondi separati, si ha la sensazione che Farnedi si sia divertito a fare questo disco, a cantare come un Vasco Rossi sotto acido (“Io lo so, tu lo sai, ma che cos’è. Cosa so, cosa sai, dimmelo te”) o con fare bambinesco (“Lumaca mia dove sei? Se ti incontrassi ti ciuccerei! Ciucciciucci, ciucciciucci-erei”) ma tirando le somme non resta che tanta troppa noia e un esercizio di stile all’ukulele che francamente “il nostro” poteva risparmiarci.
“Le canzoni che scrivo sono piccole, un po’ come il chitarrino” così parlando del disco Enrico Farnedi descrive la sua poetica una poetica semplice ma che appare per quello che è: filastrocche per di più prive di significato, giochi di parole da poco, filosofia spicciola da centro commerciale di quella che senti nell’aria mentre fai la fila per pagare alla cassa.
“C’è chi ha la risposta pronta per ogni domanda ma poi le domande non le fa, c’è chi è sempre pronto a farsi intervistare ma poi di cose da dire non ne ha…” e c’è chi è sempre pronto a scrivere canzoni ma poi di cose da dire non ne ha e tutto crolla su strutture musicali abusate, scopiazzate, sterili.
(Marco Torre)