Giuseppe Cucè è figlio del Mediterraneo, del Sole cocente e dell’ Arte a 360 gradi (pittura, canto, danza, recitazione). Il padre era musicista e cantante, ed è anche grazie a questo che Giuseppe Cucè sceglie la giusta vena in cui far pulsare tutta la sua passione musicale.
Così inizia la sua carriera musicale frequentando gli ambienti ed i musicisti più importanti della sua città, la splendida Catania che ha dato i natali a non pochi artisti di talento. Si avvicina alla Bossa Nova ma anche alla “leva cantautorale” italiana come Luigi Tenco, Ivan Segreto, Fabrizio de Andrè e Franco Battiato. Giuseppe Cucè e la sua band si fanno subito strada sulla scena musicale catanese.
Nel 2008 nasce il progetto Oltre le nuvole, un tributo a Luigi Tenco, in cui l’affiatamento tra i componenti e l’amore per Tenco danno vita ad una reinterpretazione intima e personale del lavoro del mitico Luigi. Questo progetto lo porterà in tournée nei vari teatri italiani, ma anche parigini in seguito, facendo il tutto esaurito.
Proprio in questo periodo di massima ispirazione musicale e passionale, nasce La Mela e il Serpente in cui Giuseppe Cucè traduce in note la propria vita, attraverso la ricerca accurata di nuovi suoni, la voglia di sperimentare e le diverse ispirazioni. Trae spunto dai suoni della propria terra, ma non mancano le ricche sfumature dell’ Oriente, del Sud America, della Grecia e del Marocco. Così, mescolando i giusti strumenti (violino, violoncello, sax soprano, flauto traverso, percussioni, basso, zammaruni e bansuri), dà vita ad un album cosmopolita senza mai dimenticare la passione per i cantautori che tanto ama.
Grazie soprattutto alla scelta degli strumenti riuscirà ad imprimere sonorità acustiche e mediterranee a questo lavoro che lo farà decollare direttamente in Francia nel 2009, dove presenterà l’album appena terminato.
In questo disco cresce forte l’intesa con la cantautrice Gabriella Grasso con cui duetta in “Offese”.
Una crociera elegante e passionale lunga nove tracce. Dalla dolcezza caliente di “Cuore” alle percussioni poetiche di “Ballata di un fiore”; dalla romantica e malinconica “Offese” al bellissimo flauto traverso di “Farfalle”; dalla sognante “Verso l’oriente” alla profetica “La sposa”; dal calore orientale de “La mela e il serpente” ai violini soffusi di “Ghiaccio sul fuoco”; Giuseppe Cucè si destreggia così nella ricerca meticolosa dell’essenza del disco attraverso le ricche sfaccettature musicali e la semplicità dei testi.
La personalissima reinterpretazione della cover di Luigi Tenco “Vedrai vedrai” è il capolinea d’arrivo di questo viaggio multietnico e sensuale che approda nella spiccata sensibilità di questo artista… un po’ acerbo, un po’ maturo.
(Valentina Blundo)