L’attuale gusto per lo sperimentalismo che si lega alle sonorità classiche southern rock.
E’ questa la premessa di Douglas and Dawn, il disco dei Sacri cuori, un nuovo collettivo di musicisti ideato da Antonio Gramentieri, patron del Festival itinerante Strade Blu.
Il super gruppo oscilla fra i sei ed i quindici elementi (tra i quali troviamo anche nomi di spicco del rock americano fra cui John Parish, John Convertino e Nick Luca dei Calexico) ed aveva originariamente realizzato l’album per accompagnarlo al visual project The Gilgames’ tales, opera dell’ artista Heriz Bhody Anam.
Ascoltando Douglas and Dawn ci troviamo in bilico fra due mondi: quello del rock targato USA degli anni ‘70 e quello attuale, dove pervade un certo gusto per improvvisazione che sfocia nello sperimentalismo. Questo dualismo si può anche ritrovare nelle edizioni dell’album: sia quella in formato digitale scaricabile da internet, quanto quella proposta in vinile, rigorosamente limitata.
Le trame intessute dalle chitarre virtuose ci parlano di grandi spazi aperti e di wilderness: è l’America libera e selvaggia, la vera protagonista di questo album. Per chi voglia assaporare un po’ di mito americano, viaggiando in maniera randagia Douglas and Dawn rappresenta un perfetto sottofondo, mentre si chiudono gli occhi e si sogna di sfrecciare sulle highways.
Le canzoni sono tutte strumentali e presentano diverse particolarità: il fraseggio musicale di “Blind hombre”, per esempio, è costellato da chitarre suadenti e calde che servendosi del tocco dato delle percussioni ci trasportano verso territori deserti, al confine fra l’America ed il Messico. “Gellers” è la vera gemma south rock dell’album, i giri ariosi delle chitarre aprono la strada verso una convincente “Home of dust”: sembra quasi che si stia ascoltando la lettura di un racconto di Edgar Allan Poe, con la voce che si fa bassa e cupa mentre descrive l’aspetto di una casa misteriosa e buia.
I vecchi e polverosi saloon western affiorano alla memoria ascoltando le note “Chance piano”: ancora un omaggio all’America più genuina,.
“Shelter from the Storm” cantata da Howe Gelb dei Giant Sand è una bellissima e delicata cover che si distacca dall’originale dylaniano.
Douglas and Dawn è un album sensuale che tocca una dopo l’altra tutte le componenti del sogno americano, facendolo suonare come fresco e al contempo vintage.
(Giorgia Furfaro)