Fra le nebbie dello Stige o del Po (non è dato saperlo) appare la nera sagoma di Mr. Godano novello Caronte, venuto dall’Inferno a riprendere le nostre anime, dannate dai falsi idoli dell’indie rock e corrotte dai pirati del web. Ed eccoci lì, sulla riva, pronti ad imbarcarci. Perché quando Godano è incazzato, è meglio stare buoni e godersi lo show.
E lo show merita, finchè dura l’incazzatura. Perché è lì che il leader dei Marlene dà il suo meglio. Quando si sforza di reprimere la sua logorrea compositiva, l’onanismo linguistico. Purtroppo la vecchiaia ha remato contro, in questo senso. Se i primi tre dischi della band cuneese rimangono delle pietre miliari della musica italiana tout court, la successiva produzione ha visto alternarsi piccoli capolavori sparsi ad una serie di brani prolissi, dove la noia aveva una parte non indifferente nell’ascolto, specialmente quando il gruppo ha cercato di sviluppare quel suono “pop” alternativo che, francamente, non ha mai convinto.
Ma Caronte è tornato e, come abbiamo detto, è bello incazzato. Questa la prima impressione. Purtroppo la logorrea ogni tanto riaffiora, ma ormai c’è poco da fare. Impariamo a conviverci.
“Deficiente di un perdente, / testa fina e figa niente; / poco real, molto forum, / voce grossa e zero quorum.” Tanto per mettere subito le cose in chiaro. “Ricovero virtuale” apre l’album con la giusta dose di ironia e rabbia. Godano spara a zero contro la cultura del download illegale, dell’ascolto superficiale, della bulimia musicale che si è diffusa come un virus in questi ultimi dieci anni. Come dargli torto mentre canta: “Le cose cambiano e io non le contrasto mai. /Sarebbe stupido, / altrettanto inutile. / Ma mi fa schifo, sai?, l’insensibilità…”
“Paolo anima salva”, primo singolo del disco, cita De Andrè nel titolo e nel testo e, indirettamente, richiama anche la vecchia Marlene. Sembra infatti di rivedere l’Orso di “Sonica” (da Catartica), che però ha smesso di vederci nebulosamente. Si è arreso, ormai, preda della vacuità del presente. “Si chiede come si potrà mai fare / per darsi vita e rintracciare / le anime belle e salve che cantava De Andrè, / perché rifiuta di accettare di essere l’unico anormale. / Ma come si può fare a rintracciare le anime che ti son simili?”.
La successiva “Orizzonti” ha un bel tiro rock, anche se sinceramente non se ne può più dei testi eccitati di Godano: “Ho un conto aperto con il mio libidinoso Mr.Hyde” . Per favore, ridateci la figa blu.
“Io e me”, col suo andamento trip-hop, è uno dei brani più forti del disco. Un groove oscuro e trascinante, nel quale si sente il buon lavoro di Howie B alla produzione. Di tutt’altro stampo, ma altrettanto notevole, è la ballata “L’artista”, grazie ad un lento crescendo che trascina con sè la malinconia dei versi. Diverte poi il falsetto distorto e kitsch di “Pornorima”, in cui Godano gioca a fare Matthew Bellamy e se la prende coi “farisei dell’indie rock, le anti-sbrodoline snob, gli alternativi a pacchi e stock”. Tutto giusto, se si esclude l’imbarazzante verso finale: “L’ho detto: Fottimi come un animale. / Perché ti piace quando lo senti cantare dal tuo amato Trent dei Nine Inch Nails”. Quando l’autocompiacimento artistico causa miopia.
Se l’amarcord di “Scatti” convince per la delicatezza della scrittura, “Vivo” e “Oasi” mostrano echi di C.S.I. e Massimo Volume, ma rischiano di girare un po’ a vuoto. “Un piacere speciale” è banale e decisamente artificiosa, mentre ne “L’idiota” la tanto temuta logorrea lirico-melodica prende inevitabilmente il sopravvento.
In conclusione, Ricoveri virtuali e sexy solitudini raggiunge sicuramente la sufficienza, soprattutto grazie alle grandi capacità musicali di quella che resta una delle più importanti e influenti band del rock nostrano, toccando l’apice nei brani in cui Godano sembra avere davvero qualcosa da dire. Il suono è molto curato, profondo, elegantemente oscuro. Purtroppo l’ispirazione non sembra però sempre all’altezza. Fingere la poesia può essere rischioso, se si fatica ad andare oltre il formalismo. “Noi poeti sappiamo intenerire e mentire”, ora sta a voi decidere se stare al gioco.
(Federico Anelli)
Marlene Kuntz – Paolo Anima Salva – videoclip from seb fil on Vimeo.