Patty Smith, nel fiume, ci pisciava. Giulia Villari, per ora, ci si fa solo il bagno dentro. Ma da qualche parte bisogna pur incominciare. E la ragazza inizia bene, decisamente. River, EP d’esordio della pupilla dei Marlene Kuntz (vanta una partecipazione in “Bellezza”, splendida ballata di Godano & Co.), è un lavoro compatto, convincente, asciutto, grazie alla produzione di Rob Ellis (PJ Harvey, Placebo, Marianne Faithfull) che sa cogliere il suono vivo e nudo della voce e delle chitarre della giovane cantautrice, senza sovraccaricarlo con inutili fronzoli o patine.
Sei brani, di cui solo uno non curato in studio da Ellis (curiosamente quello che dà il titolo al mini-album), in cui emerge soprattutto lo splendido timbro della Villari, sporco o dolce all’occorrenza, e una capacità di scrittura in grado di passare con disinvoltura dal rock al pop, alle ballate folkeggianti. Un po’ PJ Harvey, un po’ Ani Di Franco, un po’ Patty Smith, un po’ Alanis Morissette. Vedete voi quale sfumatura preferite. Certo è che un brano come “November” ha davvero tutte le carte in regola per lanciare la ragazza nel mercato tanto nazionale quanto internazionale. Andamento post-punk con un’apertura nell’ottimo ritornello che dimostra il grande talento melodico della giovane cantautrice. A mio giudizio, la migliore traccia del lavoro. Non si registrano cali d’ispirazione, anche se “River”, “The Story” e “Red Shirt” sembrano avere una marcia in più rispetto alle morissettiane “Teach me your love” e “Dedicated to you”, che non brillano per grande originalità. Meglio l’anima grezza, allora. Speriamo sia questa quella che verrà maggiormente coltivata nel futuro primo LP. Resta solo l’amaro in bocca, ancora una volta, per la scelta della lingua inglese. Speriamo cambi idea, anche perché Tregua della Donà, ormai, l’ho consumato.
(Federico Anelli)
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