Fresco. Vivace. Beatlesiano. Sì, proprio Beatlesiano perché tutto in C’est la vie ricorda lo storico gruppo di Liverpool che radunava folle di fan urlanti ed adoranti (soprattutto donne) negli anni ‘60.
Non a caso i Radio Days fanno Powerpop, genere nato con i Beatles e portato avanti da The Who negli anni ’70. Basta ascoltare “Enemies for friends” e “The meaning of fire” (alla “Strawberryfields forever” per capirci) e sembra di venir catapultati nel mood di quegli anni con frizzanti intro e con le voci che cantano all’unisono.
La forza di questo album sta tutta nella semplicità: melodie essenziali lasciano ampio spazio a riff di chitarra abbastanza potenti sfruttati non solo per introdurre il pezzo, ma per accompagnarlo lungo tutta la sua durata. A questi, poi, si inserisce prepotentemente la batteria. Sembra quasi che gli strumenti vogliano spianare la strada alla voce che irrompe e spezza il suono dando quel tocco finale di buon umore come in “Sleep it off” o “Dirty tricks”. Il fatto che il ritmo rimanga costantemente dinamico e vitale si rivela indubbiamente una buona cosa sia se pensiamo allo stile del gruppo, sia perché le canzoni mielose e eccessivamente melodiche alla lunga stancano. Persino i pezzi che in apparenza potrebbero sembrare più dolci (“Sweetest Lullaby” piuttosto che “Evelyn Town”) si rivelano inaspettatamente potenti e carichi di adrenalina.
Una vera e propria sorpresa che finisce di essere tale purtroppo dopo poche canzoni; nonostante la vivacità contagiosa che l’album fa esplodere, non c’è un pezzo che non somigli all’altro e questa uniformità rende il tutto un po’ piatto, senza prospettiva.
Non che musicalmente i ragazzi di Milano non siano di altissimo livello, anzi, e sì il sound è praticamente perfetto ma nulla lo rende unico o memorabile. Non c’è un pezzo raro, uno che spicchi rispetto agli altri e questo è un vero peccato.
Uscito a marzo 2010, l’album riunisce dieci tracce da ascoltare un po’ alla volta, a piccoli passi per evitare di perderne per strada la vera essenza e allora meglio fare una pausa, non pensarci per un po’, poi riprendere le cuffie fare un bel respiro e chiudere gli occhi.
(Angela Mingoni)