L’esordio di Bimbo (Simone Soldani, già nei Negative Pole e autore di colonne sonore) si potrebbe analizzare partendo dal vecchio concetto di “facciata” degli LP. Concetto vintage, come vintage è il suono di questo Bugie per asini. Cantautorato sbilenco, in bilico fra pop e rock all’italiana, fortemente influenzato dalla tradizione nostrana, specialmente degli anni ’70 e ’80. Fioccano i riferimenti, da Rino Gaetano a Battisti, da Ivan Graziani al primo Vasco Rossi (quando ancora la droga ne influenzava positivamente la creatività), fino a Bugo.
Parlavamo di “facciate”. La prima è senza dubbio interessante. “Figlio epidurale”, rabbiosa e ironica, ha tutte le carte in regola per diventare una potenziale hit. Un inno generazionale con un ritornello che difficilmente vi lascerà il cervello in pace: “Non voglio un figlio epidurale, non voglio un figlio da nessuno che non mi dia un segno di dolore…”. “Pedro” ha il cantato graffiato di Rino Gaetano e arriva alla pancia quando dice: “Più non voglio svegliarmi la mattina con la gola che di amore non sa”. “Questo pesce sa di carne” è un rock’n’roll sghembo alla Graziani che riesce a parlare di emigrazione senza cadere nella retorica. La successiva “Mi spavento” parte con ironia bughiana (“A volte mi spavento per quanto sono bello, mi specchio in un coltello così mi fa più snello”) virando poi verso una malinconia che richiama il Battisti più popolare (il richiamo si farà bieco plagio di “Amarsi un po’” in “Ingoiando sale”). “Non ho voglia di far niente” è il primo singolo dell’album e chiude la facciata con stile, ribadendo quanto di buono era già apparso dalle tracce precedenti.
Il lato B purtroppo rivela un netto calo d’ispirazione, specialmente nel trittico “Mille parole” (qui la semplicità diventa banalità), “Il disfattista” e “Paolo” (qualunquista la prima, forzatamente surreale la seconda). Salva in parte il tutto la conclusiva “Mio eroe”, sofferta ballata con interessanti inserti psichedelici.
In conclusione, un disco riuscito davvero a metà. Bimbo appare decisamente più a fuoco nelle vesti di cantautore, che quando gioca a fare il rocker, ma si merita fiducia per il futuro. Forse questa volta, però, un EP sarebbe stato sufficiente.
(Federico Anelli)