Nuvoloni scuri e minacciosi hanno già rovesciato una notevole quantità d’acqua durante il pomeriggio, poche ore prima del concerto dei Massimo Volume, all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Sembra che il tempo si diverta giocando durante i concerti di questo magnifico quartetto quando si svolgono in terra sabauda: il penultimo, quello della reunion, datato Luglio 2008 all’interno del festival gratuito Traffic, si era svolto sotto un vero nubifragio.
Proprio da quella data i Massimo Volume si sono riformati con una sostituzione: la band bolognese, composta da tre musicisti e capitanata dallo scrittore Emidio Clementi, ora è accompagnata alla chitarra anche da Stefano Pilia. I Massimo Volume sono coloro che hanno saputo scrivere con coerenza e bellezza alcune delle pagine rock italiane più importanti ed emozionanti degli anni ‘90.
Siamo in tanti ad aspettarli questa sera, pochi minuti prima del live osservo il pubblico e scopro che è molto variegato: oltre ai miei coetanei ventenni, ci sono anche ragazzini poco più che adolescenti accompagnati dai genitori, signore sulla mezza età e tutti sono visibilmente emozionati per l’attesa.
Eccoli che arrivano, sul palco si posizionano man mano Egle, Vittoria, Mimì e Stefano. Sono calmi ma soprattutto concentratissimi, durante l’intero live non ci saranno molte battute con il pubblico ma poco importa, questa sera la Musica con la M maiuscola è la vera protagonista.
Il concerto, prettamente improntato sulle canzoni dell’ultimo disco, Cattive abitudini, si apre con una splendida esecuzione di “Robert Lowell” che idealmente cuce con le sue parole lo strappo del gruppo e ne segna la sua rinascita:“chi l’avrebbe mai detto/ di ritrovarci qui/giugno 2010/in un pomeriggi/di pioggia & di sole/seduti di fronte/alle nostre parole?“.
Il pubblico risponde benissimo, cantando, applaudendo fragorosamente ogni volta che si presenta l’occasione ed anche rispettando il silenzio che cala durante una pausa e l’altra. Le nostre orecchie si lasciano deliziare ancora dalle nuove “Fausto”, “Avevi fretta di andartene”, “Le nostre ore contate “ scivolano una dietro l’altra, come parti integranti di un discorso.
I Massimo Volume ci dimostrano quanto ancora una volta siano in forma esibendosi in maniera egregia: Emidio pronuncia i testi delle canzoni come se fossero delle spoken poetries, il suo è un recitato vocale che sublima il testo stesso rendendolo così vivo e diretto: le parole scivolano dentro alle nostre orecchie, arrivando al cuore e poi risalgono su fino ad approdare alla mente dove si annodano ai ricordi passati. Tutto questo accade grazie alla forza ed alla scelta dei testi delle canzoni che poggiano su tematiche come la vita, l’amore, il dolore, il tempo che passa e l’impossibilità di fermarlo.
Le strisce sonore corrosive che accompagnano i testi sono eseguite in maniera mirabile in tutta la loro potenza ed urgenza espressiva sia da Egle che da Stefano: quest’ultimo, in particolar modo, sembra essere entrato in perfetta armonia con il resto del gruppo. Vittoria, del resto, dona un’immagine attiva ed invasata: canta e suona la batteria a più non posso, in un crescendo di passione ritmica.
I Massimo Volume, una volta terminato il concerto non si negano, escono per ben due volte ed il pubblico viene ancora una volta rapito dalle parole e dal basso scarno di Clementi.
Il concerto è stato meraviglioso, il migliore del mio 2010: cullarsi con canzoni stupende e al contempo ritrovarli in perfetta forma è stata un’emozione fortissima, i Massimo Volume sanno dimostrarci, come ben pochi sanno fare, che cosa significhi fondere la bellezza della musica con la grazia della letteratura.
(Giorgia Furfaro)