Stava ferma accanto ad un portone, sembrava aspettasse qualcuno. Faccio tutti i giorni quella strada e non mi è mai capitato di incontrarla. Ho incrociato il suo sguardo, pochi secondi per capire quanto fosse seducente e pericoloso. I suoi occhi curiosi e inquietanti in un attimo fanno una sorta di scansione alla ricerca di qualcosa da riconoscere in me. Poi inizia a camminare, passo veloce e deciso.
Mi supera e svolta l’angolo lasciando cadere qualcosa di scuro. Non faccio in tempo a raccoglierlo e tirarmi sù che in quella strada lei non c’è più. Osservo l’oggetto, lo apro e scopro quello che sembra un kit da barbiere d’antan; rasoio forbice pettine e specchio su fondo rosso vermiglio. Ma a guardarlo meglio potrebbe anche essere un kit da “acconciatori di cadaveri”. Dentro c’è anche un foglio di carta, strapazzato da mani nervose, accartocciato diverse volte per essere gettato via, poi infilato alla bell’ e meglio nell’astuccio nero. Sul foglio spiegazzato dodici frasi si rincorrono, dodici pensieri slegati tra loro ma cuciti insieme da un filo rosso a me ancora sconosciuto. Dodici comandamenti (poco dopo mi accorgo che sono undici, il sesto è stato cancellato) presi dalla Bibbia di un Dio vendicativo e rancoroso:
1- “Lo so che ti dispiace, ma senza troppo impegno, per te nessuno è degno di vivere…”
2- “Hai la cattiva abitudine di dividere tutto per uno, tutto per te. Quando ti trovo ti strappo i capelli, ti privo della facoltà di pavoneggiarti di fronte agli altri”
3- “e non chiedermi perchè, in dio non ci credo più”
4- “in bilico sul cornicione aspettando che il futuro sia la soluzione”
5- “non ce la fai più ad amare, non ce la fai più a sentire quella voce che diceva: tutto cambierà”
6- XX XXXXXX XXXXXXXXXXX XX XXXXX
7- “per me non è una coincidenza, non è un punto di partenza, vorrei poter non arrivare mai da te a mani vuote e mille scuse che stento a ricordare”
8- “la sento questa tua pietà, che umidiccia toglie il fiato, soffoca… Quello che io penso di me le sue soddisfazioni se le prende dai tuoi silenzi”
9- “la testa è così pesante che non occorre nemmeno che io mi sporga per cadere giù”
10- “mi chiedo sempre come ci si sente a non provare niente, non so che vuoi e faccio male a non chiedermelo”
11- “la luce che c’era nei tuoi occhi, se solo tu riuscissi a tenerli aperti”
12- “che darei per essere un quarto di quello che sei. Neanche un quarto di quello che vedi è comprensibile per noi”
“tua M.L.“
Poi mi accorgo che quello specchio altro non è che un cd. Torno a casa e lo in filo nello stereo, metto le cuffie, ho bisogno di zero distrazioni. Quello che mi si dipana davanti dopo un po’ è il testamento di Madame Lingerie; dodici tracce di scuro magma rock che si alternano e si alterano proprio come se fossero lava incandescente che tutto distrugge e tutto muta dopo il suo passaggio. Limacciose scariche noise (“Più niente” – “Ponciarello” – “Titanioc”) si allacciano da una parte a trame post-punk tormentate (“D’amore, di soldi e vendetta” – “Hollywood” – “Non avrò paura” – “16:15”) e dall’altra a nu-wave oscura ed epica (“la Cartomante” – “Disco Inverno” – “Prima o poi” ) e trasversalmente pop (“E/R/R/E”). A fare quasi da spartiacque tra un ipotetico lato A e Lato B c’è la strumentale “Il Centro commerciale di notte”; sonorità e titolo mi immergono nello sconfinato amore che nutro per gli “zombie movies”, ma anche nelle atmosfere gotiche di Tim Burton. I testi sono affilati e denotano una forte sfiducia verso l’essere umano; rasoiate per le orecchie che si muovono dal nichilismo al rancore passando per lo sconforto e le disillusione per la vita ed i rapporti tra gli esseri umani.
Quello che però mi colpisce è il gran lavoro di rifinitura dei brani, totalmente autoprodotti, con i quali si denota una cura quasi maniacale per il dettaglio incastrato nel posto giusto. Una nota a parte merita il metronomico compito svolto dal basso che più blasonate band (una di queste si trova dalle parti di New York e recentemente ha perso il proprio bassista) hanno ormai smarrito da diversi album.
Ora sono quì con le orecchie ronzanti ed il cuore che reclama un altro tumulto. Questo album mostra qualcosa che in parte si è già sentito in passato ma lo sprigiona e lo mescola con una personalità molto marcata creando un piccolo gioiello scuro da dare in pasto a questo Paese sempre disattento su ciò che gravita nel suo grembo, sempre affamato di nuovo e di cose poco italiane.
Madame Lingerie non guarda al futuro perchè ne è fortemente sfiduciata ma vive e si muove con rabbia in questo presente cercando di corrodere il passato, quel passato pachidermico, la cui ombra cerca di oscurare il “quì” e “ora”. Allora l’unica cosa che mi resta da fare è annotare su un nuovo foglio 12 nuovi appunti e fare in modo che ti capiti davanti questo album in modo fintamente involontario, così che a tua volta potrai decidere se far tuo questo disco e continuare a contagiare nuovi individui o fare finta di non aver visto e continuare il tuo percorso con un sussulto musicale in meno.
(Antonio Capone)
Myspace – Scarica gratis le compilation con i brani “Non avrò paura” e “D’Amore, soldi e vendetta”
[soundcloud url=”http://api.soundcloud.com/users/716203″ params=”show_comments=false&auto_play=false&show_playcount=true&show_artwork=true&color=000000″ width=”100%” height=”225″ ]