Michele Maraglino è un’altra bella realtà italiana grazie alla quale abbiamo la prova che la musica di qualità in Italia è viva e vegeta: basta saggiare il nostro florido territorio musicale indipendente. Attivo dal 2005, Maraglino pubblica un Ep all’anno fino a quando, nel marzo 2010, Enrico Veronese lo recensisce con toni positivi sulle pagine della rivista Blow up. Nel giugno di quest’anno Maraglino autoproduce l’Ep Vogliono solo che ti diverti, nato durante i suoi live.
Vogliono solo che ti diverti è un Ep composto da tre tracce inedite è un esempio di cantautorato intelligente che raccoglie i semi sparsi negli ultimi anni nel territorio del rock italiano: si intrecciano tematiche care a Manuel Agnelli e a Simone Lenzi (“La crisi sociale”) fino ad arrivare a quelle classiche legate all’amore.
L’ep si apre con la prima traccia che si intitola “L’aperitivo” dove questo rito viene utilizzato come esempio per fotografare con precisione lo stato attuale delle cose: “ad ogni culo che passa in Tv/un altro giovane non sogna più” ed anche del fatto che i media stessi esaltino, fino ad esasperare, questi nuovi riti collettivi giovanili “e tutto quello che vogliono/è solo che ti diverti”. L’epilogo è onesto e veritiero: “hai trent’anni/e non hai un lavoro/forse dovevi pensarci un poco prima/mentre facevi l’aperitivo”.
“Umida” è la riflessione di un uomo rivolta ad una donna che si è piegata ad un amore sbagliato, dimenticandosi di sé stessa, dei desideri e del suo essere: “Ti piace vivere qui/dimenticarti di chi/ti dice unica/umida/stupida” l’animo della donna non è salvo perché è sotto la coltre di “amori sotto forma di mediocrità”.
Vogliono solo che ti diverti è chiuso dalla canzone “Vienimi a cercare” dove la crisi economica si unisce ad una crisi amorosa: “con i cavalli bianchi disegnati fino a ieri/non arriviamo a fine mese”, l’uomo abbandonato, però, spera che la situazione si risolva con un lieto fine.
Michele Maraglino, con i suoi testi mai banali, arricchisce le nuove leve del cantautorato italiano e questo non può che far piacere.
(Giorgia Furfaro)