Ore 2:26 di notte – comincia l’intervista. Ragionandoci, forse dovrei creare una sezione dedicata alle interviste notturne (visto l’andamento delle ultime) ma, sono convinta che la notte renda libero il pensiero (lo so, molto probabilmente Marzullo si è impossessato di una parte del mio corpo… a voi scoprire quale). Dopo una cena a base di tigelle e lambrusco, dopo lo strepitoso concerto di Nicola Manzan al Covo (che parteciperà attivamente con il suo violino nel nuovo Album della band romana), Carlo ed Alessandra (rispettivamente voce e chitarra², ndr) mi riportano al loro appartamento utilizzato in questi giorni di registrazione. Infatti, i Luminal hanno appena finito di registrare il nuovo Album (uscita prevista: prima metà del 2011) nello studio bolognese di Cristiano Santini (ex Disciplinatha, ndr). Ad attendermi, sul tavolo della cucina, un Mac ed un paio di cuffie… sto ascoltando in anteprima alcune pre produzioni di pezzi sentiti in live.
Wow! Questa è l’esclamazione! Nonostante non ci sia ancora un mix ed un mastering questi pezzi sono fantastici ma, forse, non avevo neanche tanti dubbi, visto che considero i Luminal una delle band italiane più promettenti.
E dopo aver cominciato proprio con l’ascolto dei nuovi pezzi beh, non posso cominciare da una delle domande che, di solito si fanno verso la fine:
Nuovi progetti?
Ale: In realtà i nuovi progetti sono i vecchi progetti, nel senso che i Luminal vogliono fare qualcosa di buono e farlo durare nel tempo. Poi ci piace prendere ciò che arriva, nel bene e nel male, e renderlo grandioso, interessante, a modo suo coglierne il lato piacevole e il lato tragico.
Cosa sarebbe il lato tragico?
A: dipende dalle situazioni, lo scopriremo fra qualche mese (risate)
Quindi comunque ci deve sempre essere un lato tragico?
A: la parola tragico non ha per forza una valenza negativa…
Forse in realtà da quello vengono fuori le cose migliori…
Parliamo un attimo di Roma e della sua scena musicale indipendente. Roma come città ha mille contraddizioni forse, alcune, sono rappresentate anche nelle vostre canzoni. Che rapporto avete con questa città? Che rapporto avete con le altre band romane?
Carlo: abbiamo un rapporto ottimo con Roma… probabilmente il nostro sforzo in questa fase è proprio quello di cercare di staccarcene. Nel nostro piccolo, nella nostra città è come se fossimo arrivati. La scena, se si può chiamare tale, è composta da tantissimi gruppi interessanti e ci sono abbastanza locali dove andare a suonare. Roma è un piccolo universo e non so quanto di questo ci sia nella nostra musica, però di sicuro, ci ha influenzato… se fossimo stati un gruppo di Bologna sicuramente avremmo fatto altra roba (risate).
A: noi viviamo in una città che in realtà è fuori dall’Italia. Nonostante il nostro Paese e la stessa Roma abbia una scena rock fantastica, meravigliosa… il rock è una musica sbagliata dal punto di vista culturale per l’italiano cattolico medio. Purtroppo, le cose sono molto semplici, molto banali: abbiamo questo nel DNA e chissà se forse fra 10 generazioni ce ne liberiamo…
V: spero di meno (risate)
A: la nostra personale battaglia contro il Vaticano (suggerisco di vedere il live in vaticano dei Luminal, nda)
Che disciplina hanno avuto i Luminal? Da che Disciplina venite?
C: noi veniamo dalla disciplina di chi non ne ha, è una cosa che proviamo ad imparare, non è una cosa che abbiamo o che abbiamo avuto. All’inizio eravamo abbastanza scalcagnati, eravamo quattro persone caratterialmente e come vissuto piuttosto diverse, queste differenze sulla carta avrebbero reso difficile la convivenza come gruppo, ma non è niente di originale. E’ molto difficile prendere delle persone e farle andare avanti insieme, è già molto difficile per una persona sola avere la forza di andare avanti con se stessa. Per questo motivo poi anche molti gruppi nascono e subito muoiono, o vivono male; quindi ci siamo trovati in una situazione in cui a livello profondo musicale, a livello personale volevamo lavorare e fare cose insieme ma ci rendevamo conto che, per fare tutto quello che volevamo dovevamo avere la tattica e la disciplina.
Per “tattica” intendo la capacità di mediare e di evitare lo scontro quando si può, per “disciplina” la forza di resistere tutte le volte che lo scontro non si può evitare.
E funziona…
C: sì, funziona. E funzionerebbe con chiunque. Io penso che sia ciò che manca alla figura dell’artista e non te lo dico con la falsa modestia del caso. L’artista trova molto facile autocompiacersi e perdersi nel proprio ego, nella propria grandezza d’intenti, dimenticandosi completamente di avere a che fare con il mondo esterno.. e per avere a che fare con il mondo devi avere disciplina. E’ la prima cosa che un artista dovrebbe avere. L’unica cosa forse. Poi, nel nostro caso, stabilito il metodo con il primo disco, adesso con il secondo proviamo ad esprimerci e vediamo…
E da quello che ho sentito verrà sicuramente qualcosa di buono…
Volete parlarmi della “Family”? Siete sempre stato un caso particolare e questo è stata una delle prime cose ad attirarmi verso di voi. E’ bello vedere gruppi che, invece che “scannarsi” si sono uniti. In questo modo non solo state crescendo come realtà ma state ottenendo anche degli ottimi risultati…
A: La family è un gruppo di persone che hanno stima reciproca e che fanno dei percorsi spesso paralleli, si supportano e crescono insieme. Proviamo a fare una rivoluzione, speriamo per niente silenziosa. E’ una filosofia che ho sempre portato avanti. Ho trovato delle grandi qualità in gruppi che mano a mano ho conosciuto personalmente e, ho sempre pensato che, se uno di loro diventava famoso noi non ci avremmo perso nulla, anzi, è mio dovere farli ascoltare. E’ solo un modo di facilitare l’ascoltatore ad un certo tipo di musica: se ti propongo cinque gruppi bravi invece di uno alla fine aumento le tue prospettive musicali.
Che cos’è il tempo per i Luminal?
C: in realtà è una parola che ricorre spesso nei testi di “Canzoni di Tattica e Disciplina”. L’idea che abbiamo del tempo è abbastanza contorta , se leggi i testi praticamente lo definiamo in tutti i modi possibili ma, in realtà, è una cosa inconscia perchè questo termine entra per i fatti suoi. Ovviamente i testi non sono casuali, hanno sempre un’identità, una volontà ma questa parola ricorre sempre…. non saprei spiegarlo in poche parole… è un concetto che ci arriva e basta…
A: Il tempo, per noi, è qualcosa di cui sentiamo tantissimo il peso ma sappiamo benissimo che in realtà non esiste.
C: come non detto, visto che Alessandra ti ha dato una buona definizione? (risate)
Io mi riferisco in particolare anche ad una vostra canzone “L’uomo Bicentenario”…
A: sappiamo quasi per certo che le persone non vivono, soprattutto nell’epoca contemporanea, nel loro tempo perchè non sono state educate a viverlo. Noi non viviamo più passato, presente e futuro, noi viviamo in un presente permanente che è opprimente e non dà la possibilità di essere compreso, in quanto cambia da un minuto all’altro e non ci dà la possibilità di accettare il dramma di essere esseri umani in questo presente.
C: in realtà “l’Uomo Bicentenario” è come se fosse un’affermazione, una dichiarazione di far parte di quello che sta accadendo: io sono qui, io sono l’adesso però, appunto, è una cosa che è abbastanza contorta e contraddittoria e confusa… d’altro canto se noi avessimo la risposta non esisteremmo più. Se riesci a capire che cos’è il tempo finisci di esistere.
A: Noi abbiamo vissuto tutte le epoche storiche appropriandoci del nostro tempo ideologicamente e solo nel presente questa cosa non siamo più riusciti a farla, quindi, sentiamo un senso di inferiorità nei confronti del passato ed un senso di frustrazione nei confronti del presente. Noi non possediamo ideologicamente questo mondo, quindi non abbiamo regole, non sappiamo cosa provare, come muoverci, come cambiare le cose. Il tempo è diventato qualcosa che non si conosce e che però ci opprime.
C: allegria (risate)
Continuando con l’allegria: che cos’è amore, odio, morte per i Luminal?
C: il rock’n’roll di questo deve parlare, solo di questo: amore, odio e morte, tutto il resto può essere divertente ma i temi principali sono quelli. Dell’amore non se ne deve parlare frontalmente se possibile, deve essere una cosa che attraversa tutto il resto; l’odio non deve essere mai il motore, cioè non si deve scrivere di qualcosa perchè lo si odia, non si può scrivere bene di quello che si odia, si può scrivere bene di quello che si ama e si vorrebbe che cambiasse ma, prendendo un caso estremo, non puoi scrivere una canzone concettualmente centrata su Hitler se sei un ebreo. Puoi scrivere un saggio, un trattato, puoi parlare di quello che ha fatto ma non puoi scrivere una canzone su di lui, perchè ogni canzone ed opera d’arte è l’esatto opposto dell’odio. Quindi l’odio può essere uno stratagemma, un metodo o un espediente artistico, una simulazione per esprimere il contrario. La terza cosa, la morte, per me la più divertente, è la cosa che fa più impressione
Forse è la cosa che fa più paura…
C: è la cosa che meno capiamo e che più può avere un effetto drammatico, perché tutti ne abbiamo paura senza conoscerla, ed è interessante parlarne perchè non lo fa nessuno… o meglio, a noi piace parlarne.
A: beh ma noi in occidente la morte l’abbiamo praticamente sdoganata
C: no il contrario l’abbiamo rimossa…
A: l’abbiamo rimossa mettendola in televisione in varie maniere
C: sì ma è finta, è irreale
A: noi abbiamo messo l’eternità in televisione, la pseudo concezione dell’eternità della bellezza e dell’eterna giovinezza, quindi abbiamo rimosso la morte e la paura della morte. Amore, odio, morte sono tre parole di cui non si può più parlare, bisogna essere sempre giovani, non si può più essere vecchi …
C: un’altra cosa che è scomparsa è la vecchiaia: non si è vecchi ma giovani dentro…tutte follie totali! Il culto della giovinezza come non mai…
A: la cosa curiosa è che prima c’era il culto della vecchiaia, nel momento in cui tu diventavi vecchio eri saggio, adesso sei un povero derelitto che va in pensione ed è meglio se vieni allontano perchè sei un peso…
C: e non per niente vendono ed hanno successo i modelli opposti, quindi Moccia, nel mainstream le boy band della Disney, nell’indie i pseudo cantautori che cantano sciocchezze in stile Smemoranda, tutto quello che è piccolo ed infantile nell’arte, nella musica e nella televisione…la cosa principale è essere più che giovani, oltre i 13 anni sei un vecchio. Noi siamo un anacronismo tremendo perchè ci piacciono i vecchi, ci diverte la morte, ci piace dire cose complicate ed incomprensibili spesso anche a noi stessi…
A: lui che mi prende in giro perchè quando vedo le coppie dei vecchietti che camminano per strada che, mi chiedo come abbiano fatto a resistere per 80/90 anni, e mi fanno tenerezza, e li guardo e li seguo per cercare di carpire il loro segreto. Noi siamo attratti da queste cose…
C: siamo spaventosamente fuori moda, fuori target. Hai presente quelli che si mettono a tavolino e decidono a priori i criteri per essere sicuri di farcela? Noi è come se ci fossimo messi a tavolino e “facciamo la cosa meno in linea con il nostro tempo!”. Già fare un gruppo rock adesso è la cosa più sbagliata possibile, perchè noi facciamo un fottuto revival con le chitarre elettriche e gli ampli anni settanta e ogni volta che ci penso mi incazzo tantissimo, è una cosa fuori dal mondo, è come se facessimo jazz o rockabilly. Adesso c’è l’hip hop, ci stanno i videogiochi, la musica per l’iphone.. ma ci piace quello che facciamo… quindi che dobbiamo fare? Continuiamo a fare questo fottutissimo revival! Ci ritroveremo nelle balere (risate). Vedrai che i locali rock di adesso…
Diventeranno delle balere? (risate)
C: sono già delle balere (risate)
Da cosa vengono delusi i Luminal?
A: Che domanda! Non ce l’aveva mia fatta nessuno. Dalle persone…
C: e da chi altro puoi essere deluso?
A: sono delusa dalle persone che si arrendono… non c’è nulla che mi faccia più incazzare delle persone che si arrendono. Sono delusa dalle persone che rinunciano a se stesse soprattuto se lo fanno per una debolezza o una vanità spicciola.
C: io invece ho già una bassissima considerazione del resto del mondo, per cui non mi delude niente, parto avvantaggiato… in questo modo, ogni volta che arriva un segnale positivo mi accorgo di aver sbagliato, e sono più contento. Non chiedo nulla agli altri, nulla più di quello che possono dare.
E come gruppo siete mai stati delusi?
C: come gruppo siamo stati abbastanza fortunati nella nostra gavetta, probabilmente, perchè siamo stati bravi noi a gestircela. Finora è stato un percorso lineare.
A: abbiamo visto ogni volta qual’era la cosa da risolvere e/o correggere e siamo sempre andati avanti, non abbiamo mai avuto qualcuno che ci ha deluso…
C: o se c’è stato qualcuno che ci ha fatto incazzare abbiamo cercato di prendere il meglio quando si poteva e quando non si poteva di chiudere la situazione ed il rapporto ma, devo dire che siamo stati abbastanza bravi. Non per niente siamo la stessa formazione dall’inizio, continuiamo a fare le cosa nella stessa maniera, ci è andato tutto veramente bene, considerando che, in linea di massima, la vita non è simpaticissima e semplice.
E quindi, un consiglio che vi sentireste di dare alle giovani band che nascono ora in Italia?
A: Un consiglio?
C: Non suonate (risate)
A: parlate fra di voi, ditevi tutto quello che vi dovete dire sempre, in ogni momento, in ogni caso…
C: questo è vero, comunicate tra di voi e vedrete che parlando capirete che vi dovete sciogliere (risate). Vedrete!
Come vedete la scena musicale indipendente italiana?
C: io personalmente partivo da una quantità di pregiudizi e preconcetti tremendi per cui l’ho rivalutata parecchio di recente. Già il fatto che ci siano 3-4 gruppi che mi piacciono tantissimo, oltre ed altri che mi piacciono abbastanza è significativo. Per quanto mi riguarda, la scena che riguarda i gruppi è assolutamente in salute… quello che non è assolutamente in salute, ma in Italia non lo è mai stato, sono i fruitori. La colpa non è nemmeno troppo degli addetti ai lavori che non sono in grado di portare questi gruppi alle persone, come verrebbe da dire.. perchè ormai non funziona più così, devi essere tu individualmente a sforzarti e dire: “spengo la tv, non ascolto la radio ma vado su internet a sentire gruppi nuovi, a vedere cosa sta succedendo, invece che andare a vedermi per la ventesima volta il mega gruppo allo stadio faccio un salto nei club della mia città a bermi una birra e magari a scoprire un gruppo nuovo, a vedere che succede.
A: nella scena indipendente italiana ci sta il meglio ed il peggio dell’Italia. Ci sono delle grandi professionalità, delle grandi intelligenze, delle grandi qualità nei gruppi che non hanno nulla da invidiare a gruppi inglesi, americani, etc… e poi ci sono le lobby, le corporazioni, le sette…
C: le otto (risate)
A: le nove (risate), c’è il pubblico che va a vedere un concerto e si entusiasma ed il pubblico che va lì e critica solamente per il gusto di farlo
C: o perchè magari in realtà non è pubblico ma sono altri musicisti. Noi alla fine suoniamo in un locale per persone che domani suoneranno nello stesso locale ed è tutto così, è un pubblico di musicisti…
A: Come si risolve questa cosa? Si risolve….
C: facendo sciogliere i gruppi con il programma che abbiamo detto poco fa (risate) Quella è la soluzione!
Visto che voi scrivete e cantate in italiano, come si fa a fare un buon testo in italiano? Non è così scontato scrivere un buon italiano adesso (e mi ci metto in mezzo).
A: per quanto riguarda, sono sempre stata dell’idea che la lingua è uno strumento e quindi come una chitarra, un basso, una batteria, la devi sapere usare.
C: l’unica cosa importante è la consistenza, la coerenza con quello che stai dicendo. Ognuno ha la propria idea di buon testo, De Andrè scriveva in un modo, Rino Gaetano in un altro, John Lennon in un altro modo ancora… non è che uno dei tre aveva ragione e gli altri torto, semplicemente ognuno seguiva la propria strada. L’unica cosa che bisogna fare è capire il proprio modo di scrivere e limarlo, non cercare di imitare gli altri, non ascoltare quello che dicono gli altri, essere semplicemente in grado di capire cosa ti piace ed eliminare tutti gli influssi esterni. Se ad esempio, a noi piace scrivere in maniera molto pulita, naturalistica, devo eliminare tutto quello che non è naturalistico e pulito, eliminare tutte le parole che non appartengono a questo modo di scrivere, dopo di che devo solo dire quello che voglio… tutto qua. Non mischiare mai, a meno che non sia il tuo metodo. Il discorso non è sulle idee, tutti ne hanno, tutti hanno emozioni, tutti hanno sensazioni… solo questo conta: essere fedeli a se stessi.
Cosa leggete, cosa ascoltate nella vita privata?
A: io in questo periodo sto leggendo tutti i libri di Moravia, ho trovato il mio alter ego letterario e sono assolutamente felice ed entusiasta di questa cosa, è stata assolutamente un bella scoperta, pensa che la prima volta che l’ho letto mi è capitato di commuovermi per quanto lui fosse simile a me, soprattutto per i contenuti: la totale avversione verso il mondo moderno, la borghesia, il lavoro, la famiglia naturale, le regole del mondo moderno e la totale accettazione delle proprie perversioni come una cosa naturale. Esistono delle parti di tutti i suoi libri che ho letto che sono assolutamente simili al mio modo di pensare e questo mi ha fatto pensare che forse non sono completamente pazza a cercare di vivere fuori da questo mondo. Amo anche altri autori come Bukowski, Hemingway, Pasolini, Calvino, Kafka; tutti autori legati da un filo conduttore che è l’avversione nei confronti del mondo moderno e delle sue regole, del lavoro alienante ed alienato, del cercare di essere se stessi con uno sforzo spaventoso. La fine di “Per chi suona la campana” di Hemingway è una cosa stupenda, dà i brividi… il dinamitardo che sta lì disteso e, nonostante sia vicino alla morte , sta lì e fa saltare quel ponte… Tutti questi autori hanno la forza di rimanere fedeli a se stessi nonostante il mondo gli imponga di essere diversi.
Dal punto di vista musicale è lo stesso, ci piace chi ha lottato per la sua musica fino in fondo, che si chiami Kurt Cobain o John Lennon, ascolto i Joy Division, i The Sound e tanti altri, restando in Italia i Massimo Volume, gli Zen Circus, Bologna Violenta…
C: Gigi D’Alessio (risate)
Ultima domanda… chiediamo a tutti di lasciare una dedica a chi legge o leggerà questa intervista. Cosa vogliono dire i Luminal ai lettori di Shiver?
A: Siate i migliori, in qualsiasi cosa vogliate fare!
C: maledetta Padania!… scrivilo con il corsivo ed il punto esclamativo…
A: e con questa direi che possiamo chiudere l’intervista (risate).
(Stakanovista Rock)
Foto: Fabrizio Bisegna