Chaos Physique… e non solo fisico! Ascoltare The Science Of Chaotic Solutions è una specie di esperienza iniziatica, qualcosa di sconvolgente per quanto riesce a colpire profondamente non solo l’udito dell’ascoltatore, ma la totalità psicofisica di chi si pone all’ascolto.
Le aspettative erano alte, del resto non stiamo parlando dei primi arrivati, ovviamente. Amaury Cambuzat ha alle spalle mille esperienze sulla scena indipendente non solo italiana ma europea in generale: tra i suoi lavori ricordiamo Vegetale, Ego:echo, Nouvel air, Rodeo massacre e la partecipazione al nuovo disco C’est compliquè dei Faust come membro a tutti gli effetti, in nome del suo amore incondizionato per il genere.
Chaos Physique è uno dei tanti progetti di Amaury che, insieme a Pier Mecca (ex Fiub) e Diego Jeko (Sexy Rexy), senza tanta promozione e cercando di restare un po’ ai margini della scena, propongono un disco come se ne sono visti/ascoltati/sentiti (nel senso più intimistico del termine) ben pochi ultimamente.
The Science of Chaotic Solutions è stato interamente concepito in studio in soli cinque giorni, in presa diretta e in analogico, e lascia decisamente senza parole. Inutile cercare di fare paragoni: per riuscire a trovare qualche sonorità similare bisogna andare molto a ritroso nel tempo e soprattutto bisogna lasciarsi andare completamente.
I freni inibitori non fanno per l’ascolto di queste otto perle di suoni distorti e quasi allucinogeni, cantate da una voce che sembra provenire da un altro mondo, che vorremmo definire aliena e che invece potrebbe benissimo essere la nostra voce interiore che non sa più come farsi ascoltare da noi, troppo presi dall’insana voglia di ordinare il Chaos.
Lo stesso Chaos che probabilmente potrebbe invece salvarci, quel medesimo Chaos che ci spaventa e che ci affascina, dal quale fuggiamo cautamente e a cui ci avviciniamo pericolosamente, sempre più consci della finitezza, piccolezza e contemporanea immensità della nostra sensibilità.
Questi sono i paesaggi in cui ci ritroviamo a vagare mentre le note di “Cul de Sac“, “Spaghetti Frogs”, “Jeux de Promesses” o “Neutrons Protons” si fanno largo tra i nostri neuroni, lasciandoli attoniti, ma soprattutto completamente dipendenti da quei suoni tanto “insopportabili” quanto necessari.
Amaury Cambuzat si occupa (oltre che delle voci) delle chitarre, dell’ organo, del piano, dell’ harmonium oltre che della tastiera; Diego Jeko pensa al basso, ai cori, alla chitarra e alla tastiera mentre Pier Mecca è alla batteria e alle percussioni.
Disco particolare, sonorità catartiche e un viaggio in dimensioni troppo a lungo rimaste nascoste assicurate… provate a vedere se potete ritenervi parte della nicchia di coloro che possono apprezzarli fino in fondo facendo un salto sul loro myspace. Non per niente, Nietzsche insegna: “Occorre avere il caos dentro per generare una stella danzante”… fino a che punto siete pronti a spingervi oltre? Fino al “Chaos Physique”?
(Chiara Colasanti)