Avendo iniziato anche le interviste sulle professionalità del settore musicale, cioè quelli che lavorano “dietro le quinte” e che permettono ad una band di crescere e farsi conoscere, non poteva mancare un giovane regista che, insieme alla sua azienda di produzioni video, sta cambiando il modo di concepire e realizzare i videoclip. Ecco a voi Carlo Roberti, regista di Solobuio Visual Factory che ritroviamo, tra le altre cose fatte, anche in un Dvd speciale nel nuovo Album di Spiritual Front, Rotten Roma Casinò.
Che cos’è un regista? O meglio, secondo te come deve essere un buon regista?
Mmm, che cos’è un regista? Cominciamo con una domandina da poco vedo… queste cose si chiedono a fine carriera, forse proprio per evitare risposte banali. Sul come deve essere un buon regista invece qualche idea me la sono fatta in questi anni.
Un buon regista deve immergersi nella scena prima di girarla. Immaginare l’atmosfera, la luce, i suoni, deve scrivere passo dopo passo il percorso visivo che poi farà lo spettatore. Se la cosa funziona lo spettatore entra nella scena con lui altrimenti resta fuori e si limita a osservare immagini che si susseguono sullo schermo senza provare però sensazioni particolari.
Non è facile arrivare a questo con un videoclip ma ho sempre pensato che se rendo cinematografico un video allora con un film può succedere qualcosa di veramente forte.
Dico sempre di voler creare un cinema da respirare, vorrei che chi vedesse un mio film si sentisse nelle ossa la stessa umidità della scena, lo stesso caldo o lo stesso freddo, insomma vorrei che respirasse l’aria della scena e non della sala. Mi ricordo ancora la prima volta che ho visto “Professione: reporter” di Antonioni ho avuto per i primi 20 minuti delle forti sensazioni proprio da questo punto di vista.
Il vero regista sequestra, rapisce il suo spettatore per 2 ore. Io con il videoclip provo a stuprarlo per 4 minuti.
Com’è nata Solobuio, qual’è la tua e vostra mission?
Come si può intuire dal nome della società, lo scopo è stato da subito quello di creare un laboratorio visivo di frattura. Lontano dai metodi produttivi convenzionali ed esteticamente sperimentale. L’ho fondata con Marco Colassi quasi 6 anni fa e piano piano abbiamo trovato un nostro equilibrio. Con Alessandro Leone, il nostro storico direttore della fotografia, abbiamo iniziato a costruire tutte le più stravaganti fonti di illuminazione che ancora oggi usiamo.
La mission è rifondare il metodo di produzione, trarre il massimo da quello che si ha a disposizione, usare la macchina da presa come uno strumento di trasformazione della realtà. Non essere viziati. Noi ci sentiamo in trincea, e la cosa è molto divertente. Anche perchè poi chi guarda il video pensa a dei budget molto più alti di quelli realmente utilizzati.
Io ho sempre detto che sei un regista cinematografico prestato alla musica e molte professionalità del settore concordano, ci possiamo aspettare un film in un futuro?
Ovviamente sì. Inizialmente consideravo il videoclip solo come una fase di passaggio, lo vedevo come l’ambiente più adatto per sperimentare un linguaggio forte da portare poi su altre (e alte) sponde. Ogni video ha sempre un’intro cinematografica prima della musica e una chiusura che va oltre la musica per una trentina di secondi. Per gli Ardecore abbiamo appena realizzato il video che lancerà il nuovo album, forse uno dei videoclip più narrativi prodotti da noi finora. La drammatica storia di una notte raccontata in 4 minuti.
Stessa cosa vale per Sad Almost a Winner, l’attesissimo secondo video degli Spiritual front, liberamente ispirato a un film di Fassbinder, una storia d’amore omosessuale dal finale molto amaro.
Il cinema entra sempre in ogni video. Ma è vero che sono solo momentaneamente “prestato” al videoclip, al dare un volto ad una musica preesistente, un’ immagine ad una melodia già creata da altri. È una creazione che non parte totalmente da me e la cosa è sia una sfida che una limitazione. Con il film sarà diverso. Io, Marco il co-sceneggiatore e socio di Solobuio e Claudia la prima storica co-sceneggiatrice, siamo in perfetta sintonia artistica da anni e proprio da questa collaborazione nascerà il primo film. Rimasto nel cassetto solo perchè il mercato del video risponde bene e non abbiamo tempo di dedicarci seriamente a una cosa così importante.
Ti anticipo che stiamo per realizzare un mediometraggio. Definiamola una prova generale. Credo sarà pronto per i primi mesi del 2011.
Qual’è il legame fra musica e immagini e come nasce il processo creativo?
E’ un atto creativo irripetibile. C’è sempre un momento in cui il brano che stai ascoltando da giorni e giorni si trasforma in colore, in ritmo, in atmosfera e piano piano piano in immagine. Ad un tratto intuisci che nel video ci saranno nuvole, pioggia, luci della città, dettagli di corpi. Quando arrivano queste immagini contemporaneamente arrivano i movimenti di macchina la velocità della scena. Quando alla fine vai a girare il video devi solo ricreare quello che hai in testa. Il difficile sta nel mediare tra quello che vorresti fare e quello che puoi fare con i mezzi a disposizione.
Cosa vuol dire essere registi indipendenti in Italia oggi?
L’Italia è un paese culturalmente incenerito. Quindi o fenice o aeroplano. Dalle macerie nasce sempre qualcosa di buono ma qui tutti negano che ci siano macerie, la situazione così resta paralizzata. Io sarei per aspettare ancora un po’ cosa succede. Non sto aspettando aiuti, sto pregando che crolli il palazzo.
Ormai per fare un film serve solo il sudore. Se hai le idee chiare e conosci i mezzi che usi puoi realizzare ottimi prodotti con budget molto bassi. Il nostro percorso nel mondo del videoclip serve proprio a capire quello che puoi fare, con quali mezzi e in quanto tempo. Non serve supplicare nessuno.
Tante collaborazioni anche con band europee. Tuoi sono video come “Tattica e Disciplina” dei Luminal (ora su Mtv Brandnew), “Silly Pop Sing” dei Betty Poison (su Virgin Tv), “Morituri Te Salutant” e “Stupida Estate” dei Surgery, fino a collaborazioni con Spiritual Front – DVD inserito all’interno del nuovo Album “Rottem Roma Casinò”- e 2 video “Sad Almost Winner” e “Darkroom Friendship”, gruppi come Dope Stars Inc o i tedeschi Pandora e gli svedesi Ordo Rosarius Equilibrio. Cosa ti spinge oltre il nostro confine?
Amo tutte le band che hai citato.
Con i Surgery ormai c’è un legame viscerale. Stiamo girando in questi giorni il 4° video ufficiale “Habitat” e ogni volta è un’impresa epica e divertente allo stesso tempo. Con Spiritual Front è nata una collaborazione importante, fondamentale per sperimentare videoclip sul piano emotivo e sentimentale e per aprirsi un percorso estero.
I Dope stars inc. sono veri fenomeni visivi e musicali e presto gireremo altri video per il nuovo album che si preannuncia clamoroso.
Diciamo che nel futuro ci sono i presupposti per crescere ancora di più con i prossimi videoclip di questi artisti e che stanno diventando un po’ una famiglia, sempre più unita, sempre più numerosa.
Il discorso europeo è semplice. Io non cerco band in Europa solo per sterile esterofilia. Io ho proposto in passato collaborazioni a band italiane con labels estere (Spiritual front, Dope stars inc, Xp8, Neverdream) da qui è scaturita una credibilità nei nostri confronti di respiro più internazionale. Fino a collaborare con band totalmente straniere come Pandora e Ordo Rosarius Equilibrio. Questi ultimi per esempio hanno preso un volo dalla Svezia, sono arrivati a Roma, due giorni intensi di riprese, poi sono ripartiti la mattina dopo alle 5. Un’esperienza massacrante ma veramente molto importante per me. Queste cose legano molto anche a livello umano. Se un’artista europeo capisce che con un volo AR e due notti in albergo può realizzare un video allora per noi il mercato diventa potenzialmente immenso.
Qual’è la molla che scatta in questi gruppi per richiedere la tua collaborazione, ci sarà una ricetta segreta?Nessuna ricetta segreta.
Credo che la prima cosa sia forse lo stile cinematografico che distingue subito un video realizzato da Solobuio rispetto alla produzione più convenzionale. E questo dà una sorta di garanzia di unicità alla band. Anche perchè quando un video passa in Tv lo spettatore lo accetta così com’è. Ma quando, finita la promozione, il video resta in rete e la gente lo deve andare a cercare allora il prodotto deve differenziarsi dalla media commerciale per non restare anonimo.
In secondo luogo credo che si percepisca il fatto che se propongo una collaborazione è perchè stimo artisticamente la band. Mai proposto un video a un artista che non mi piace. Prima di girare i video a Surgery, Spiritual Front, O.R.E., Luminal e tutti gli altri, ho prima “consumato” i dischi precedenti di questi artisti. Decidiamo noi con chi collaborare e sono molto selettivo sugli artisti che insistono per girare un video con noi.
Ci metto anche un terzo motivo. Credo che Solobuio sia percepita come una factory seria. Io non faccio videoclip per gioco, come secondo lavoro o per divertirmi con gli amici. Io sono un regista di videoclip, se sbaglio pago in prima persona, se non mi impegno su tutti i progetti la cosa si vede e si ripercuote direttamente su di me.
Solobuio si occupa solo di videoclip musicali. E credo sia una bella garanzia per l’artista.
A proposito di collaborazioni, hai qualche aneddoto interessante che ti ricordi, su qualche artista, durante le riprese?
Il più epico resta quello delle riprese del primo video dei Surgery (L’Erba Cattiva, ndr), eravamo a circa 50 km da Roma. Ore 3 di notte, piscina vuota e diroccata con la band che suonava sul fondo. Tutti vestiti con retine sottilissime. Era il 24 febbraio facevano -5. Mi chiedo ancora adesso come abbiano fatto a sopravvivere. Ancora me lo rinfacciano. In quell’occasione ho anche “costretto” Matteo, il dj dei Surgery, che per fortuna è un professionista, a farsi biondo. Prima o poi qualcuno mi avvelena nel sonno, me lo sento.
Quali sono gli elementi che contraddistinguono un buon video?
Il video perfetto deve usare la musica del brano come propria colonna sonora.
Poi serve un concept forte. Quando passano anni e la gente ti dice “mi ricordo quel video in cui un bambino combatte contro un cane” oppure “quel video in cui una donna esce da un quadro e uccide tutti i personaggi degli altri quadri vicino”, beh sono belle soddisfazioni. È un po’ come succedeva con i videoclip negli anni ’80 e ’90. Ti ricordi quel video di quella band che suona per tutto il tempo in un armadio? O quel video in cui il cantante è vestito da donna, caschetto nero e baffi e passa l’aspirapolvere? O quel video in cui lei trova un libro che in realtà narra la sua stessa storia? Ecco, non serve nemmeno fare i nomi, questo è quello che deve rimanere di un video, se il concept non funziona il video viene dimenticato.
Cosa ama, legge ed ascolta Carlo Roberti?
Amo il fatto di lavorare con artisti che nel corso del tempo diventano la mia famiglia.
Leggo poco purtroppo, di solito sono monografie o manuali, anche se al momento ho per le mani la vera storia di Joseph D. Pistone alias “Donnie Brasco”, un documento clamoroso sulla mafia americana degli anni ’70, è un libro scritto piuttosto bene, avvincente.
Ascolto… Nella mia autoradio entrano solo dischi dei “nostri” artisti. Non ascolto un disco del circuito mainstream da qualche anno. Sono innamorato veramente degli album sui quali abbiamo lavorato per i video. Tutte le volte penso che forse il video si sarebbe potuto fare anche sulla terza traccia, quell’altro sulla sesta. Poi prendo il telefono, chiamo Simone, Daniele, Victor e dico “senti, ma se il prossimo lo facciamo su…” è un classico, succede tutte le volte.
Se avessi il tempo farei un video per ogni pezzo di ogni album.
Lavorativamente parlando da cosa vieni deluso?
Deluso mai. Collaboro con dei professionisti che da anni sono i miei più grandi amici.
Marco mi supporta lavorativamente e moralmente ed è quello che di solito mette tranquillità.
Alessandro è un “d.o.p./d.o.c.” trova sempre le soluzioni più geniali sul set. Francis è l’assistente alla regia ideale e non fa mai mancare il suo supporto. Poi c’è Francesca che trucca, parrucca, restaura e ristruttura tutti e tutte nei migliori dei modi.
L’unica nota negativa è lo stress che sale il giorno prima delle riprese, mando tutti a quel paese, non mi sento più all’altezza della situazione penso che tutto andrà male. Poi il giorno del video è tutto ok. Loro non ci fanno neanche più caso. Io sembro matto.
Di solito, a fine intervista, chiediamo sempre una dedica/messaggio da lasciare a tutti i lettori di Shiver e… è giunto il tuo momento, cosa ci vuoi dedicare?
Beh a chi è arrivato a leggere fin qui più che altro va il mio ringraziamento per la pazienza.
L’augurio per tutti è di essere liberi ma sopratutto liberati.
La dedica allora la prendo in prestito da un brano de “Il Muro del canto”, spettacolare progetto folk romano del cantante dei Surgery… “E chi se ferma non è perduto, magari è stanco, disamorato, io so’ un sordato de vecchio stampo, la terra è bassa pe’ levità”
(Stakanovista Rock)