Andrea Cola, terminata l’esperienza con i Sunday Morning ritorna in pista e, scrivendo i testi in italiano abbandonando la lingua inglese, sancisce un cambiamento netto e delineato. Si legge (o meglio, si ascolta) tra le righe la volontà di rifarsi alla nostra sterminata tradizione cantautorale, specie nei testi che cercano di inserirsi a pieno titolo nel genere.
L’abbandono delle sonorità indie alla ricerca di un suono più maturo è lampante e bisogna ammettere che il risultato non è sicuramente da accantonare, anzi. Disco particolare questo Blu, in cui “arriveranno gli uragani con la tua voce”, come dice in “Mangia Fragole”, che ad un primo ascolto non si riesce a capire se ci dà sui nervi per la sonorità particolare della sua voce o se è riuscito ad arrivare fino a dove arrivano solitamente gli album che colpiscono le corde più intime dei nostri sentimenti.
Quello che colpisce maggiormente è l’alto livello di visionarietà dei testi che alternano momenti di durezza assoluta a sprazzi di tenerezza incredibile che sanno conquistare per contrasto. Un rapporto strano, interpretato in maniera molto particolare e personale, quello tra l’urgenza di far sentire a tutti quanto sia scomodo sentirsi fuori posto e la voglia di rientrare nel solco di una tradizione che spaventa e influenza non poco le manifestazioni del talento di Cola. Bell’esperimento, sicuramente riuscito, tra sonorità più ammiccanti e suoni più graffianti, che accompagnano lungo tutto l’album l’ascoltatore che si ritrova un po’ frastornato forse, ma incuriosito.
La traccia da non perdere, a mio modesto parere, è “Così Lontano”, che riassume in sé quello che mi è sembrato di cogliere durante l’ascolto di tutto l’album, come una “summa”di “Blu”.
La scrittura dell’album vede collaborazioni di molti altri artisti della scena indipendente italiana che hanno investito parte della loro creatività in questa sorta di progetto aperto: Dario Giovannini (Aidoru), Andrea Comandini (Marquez e Bluscuro Studio), Diego Sapignoli (Aidoru) e Glauco Salvo (Comaneci, Amycanbe e Ghost of Bell Star).
Un blu in chiaroscuro quasi, queste undici tracce che lasciano un retrogusto strano in bocca, come un bisogno insoddisfatto o come un qualcosa di incompiuto che non ci si riesce a spiegare del tutto.
“Ma il Paradiso dov’è? Ma il Paradiso non c’è.”
(Chiara Colasanti)
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