Francesco Galano è un tipo. A guardarlo in faccia non gli daresti due lire, ma appena scopri che dalle sue mani parte un progetto chiamato When the clouds, cominci a pensare. Cominci a pensare a come uno studente campano abbia potuto lasciare Firenze per tornare nella sua Salerno e concepire musiche del genere, cominci a pensare al perché del nome. In realtà “When the clouds” può essere lasciato alla più libera interpretazione. Come quando le nuvole fanno piovere sul tramonto estivo, o come quando in inverno se ne vanno lasciandosi dietro il più terso dei cieli, immagini che riportano subito a paesaggi mistici o deprimenti, malinconici o superlativi.
E pensando fai partire questo cd composto di sole sei tracce, che per intensità non possono certo qualificarsi come EP. Infatti, The Longed-For Season è un gioiellino. Sei brani di intensa ipnosi, che ti trascinano in un mondo fatto di natura, folletti, vento, atmosfere magiche. Si sente l’influenza dei Mogwai, dei Sigur Ròs e per certi versi anche della Bjork più sperimentale, in un lavoro che mette i piano rhodes, i mellotron e i glockenspiel in primo piano, creando degli intrecci armonici interessantissimi, capaci di rapire istantaneamente l’ascoltatore per portarlo in Scandinavia, sdraiato su un prato bagnato disperso in un bosco.
Suoni che si perdono nelle strutture di Galano, rimacinate nel calderone dei rumori che non lascia spazio alle parole, nemmeno su una traccia, che quasi restano sopraffatte dalle forze naturali scatenate da questo piccolo capolavoro del neo-Romanticismo più affezionato ai fenomeni atmosferici, che ad ogni ascolto regala qualche sfumatura in più per diradare il buio che ricopre la serratura nella quale inserire la chiave di lettura di questo disco: dimenticate tutto, e sdraiatevi a fissare il cielo.
(Mario Mucedola)
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