Gli Eva’s Milk sono una promettente band piemontese formata da Andrea (chitarra e voce), Paolo (basso) e Lorenzo (batteria). Il loro secondo album, inciso per l’etichetta tedesca “Fuego Records” (che annovera fra le proprie produzioni anche i Guano Apes) si intitola Zorn.
La copertina è costituita da un artwork che ben rappresenta lo spirito che pervade l’album: una figura maschile ed una femminile rosse come il fuoco si tengono per mano, sono soli ed il mondo che li circonda è buio, spettrale rischiarato solamente da altri tagli rossi anch’essi. Zorn è un intreccio di sonorità grunge e di testi imbevuti di lirismo, tanto caro a band come i Marlene Kuntz; è uno scrigno nero cristallo che sprigiona tutta la sua forza grazie a canzoni che raccontano i tempi nei quali viviamo, la contemporaneità dello stato umano fatto di debolezze e di spettri.
L’album si apre con “Soldati dall’aurea gioventù”: le chitarre dalle sonorità grunge ci guidano mentre immaginiamo lo sguardo assente di un giovane che guarda la tv e non prova curiosità per il mondo che lo circonda “mentre/hai il mondo fuori e tu/ ma non l’hai guardata mai”, questo sentimento di non appartenenza e di astrazione dalla realtà sociale sfocia nel non riconoscersi come parte integrante di questa Italia “che fine ha fatto il mio orgoglio di nazione/ vai sempre più giù per non vedere più“ fino ad arrivare alla salvifica , violenta, conclusione urlata dalla voce di Andrea: “Distruggi la Tv” .
“Al tempo di Caronte” è un pezzo buio, quasi dantesco: si scende giù in fondo, lungo le viscere della terra, sino a raggiungere la mitologica figura di Caronte, il traghettatore della anime con il quale s’imbastisce un oscuro dialogo denso di mistero, lo stesso che gli uomini portano con sé e che poi svelano quando incontrano il funereo traghettatore. “E’ maglio essere il lucidi” è un racconto dalle tinte acide e psichedeliche, racconta di un amore malato che sfiora i limiti della pazzia “con te ho capito che /si finisce il lucidi “ dal funesto epilogo:”Con te non so perché / si finisce al rogo/ qui”. “Turpentine” è uno dei pezzi migliori, le sonorità grunge sono sempre presenti, ma questa volta il brano è breve, veloce ed è ricco di pathos, con la voce che si distorce per poter consegnare all’ascoltatore orizzonti senza luce, città popolate da esseri striscianti: “non siam più uomini/ ma parassiti in metropoli”. Questa violenza grunge, che rimanda ai primi lavori dei Verdena, scarica tutta la sua potenza nella traccia “Volcano”, l’inno di una generazione persa “Voglio bruciare/ e andare lontano/via da qui” e man mano le chitarre diventano distorte si capisce che non c’è via di scampo, la luce in fondo al tunnel non si vede e la voce di Andrea, a testimonianza di tutto ciò, si fa densa ed arrabbiata: “tanto io non guarirò”.
La traccia numero nove si intitola “Cuscinate“ed è un risalire verso la superficie dopo aver nuotato in acque scure, giusto per avere il tempo per prendere una boccata d’aria. La canzone è la più melodica dell’intero album ed è inaspettata, vira verso un buon pop rock. Il brano parla di speranza, di amore, un sentimento che questa volta sa lenire il dolore della condizione umana, l’isolamento del singolo “Fermati qui, brucia il vento/ tra le follie c’è il nostro limbo” e prosegue“ ma tu non mi lasci qui/mai”.
La title track arriva alla fine ed è una vera cavalcata grunge della durata di sette minuti. Gli Eva’s Milk ci riportano giù, nel loro limbo infernale e ci inducono a ballare con gli spiriti maligni, bruciando in questa danza funerea le nostre peggiori paure e dichiarando a questo mondo dominato da figure allucinate un messaggio d’amore: “spettro/io t’amerò per sempre”. L’album è buono, è grunge, impetuoso e violento, sia nella forma che nei contenuti e si presta a ripetuti ascolti, nella speranza che l’ascoltatore sappia cogliere anche una certa denuncia sociale che lo contraddistingue.
(Giorgia Furfaro)