Questo disco degli Zidima suona decisamente incazzato. Questi ragazzi milanesi propongono un suono e un’impostazione che non si discosta di molto dal grunge che in Italia può avere come riferimenti principalmente gli Afterhours più cattivi o i Marlene Kuntz per le parti più parlate e quasi recitate tipiche delle canzoni di Godano. Guardando all’estero invece, vengono subito in mente gli Smashing Pumpkins, soprattutto per la timbrica vocale.
I testi sono il fattore che da più espressività alle canzoni, molto incisivi e ben interpretati, con rabbia. Questa volta il disagio che viene espresso è anche sociale, gli Zidima si impegnano e gridano tutta la frustrazione e il disprezzo in riferimento a gli eventi del G8 genovese, e al fallimento della giustizia nelle aule di tribunale in seguito ai soprusi della polizia in quell’occasione. Gridano “Codardi”. Il “Cobardes” di Dolores Ferrero, appunto, una delle vittime, dà il nome all’album. I suoni non si possono certo definire innovativi, e nemmeno gli arrangiamenti, ma sono esattamente quello che serve per un messaggio di questo genere. Basso distorto e chitarre aggressive ben intrecciate, ma che sanno anche pulirsi, restando sempre comunque su toni freddi, il tutto in dinamiche efficaci. Sono otto pezzi pieni di ombre, che non lasciano speranze, da non ascoltare nelle mattinate di cattivo umore. L’unica critica che si potrebbe avanzare è quella che dalla Brianza un lavoro di questo tipo suona forse un po’ “già sentito”.
(Alberto Tessariol)
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