Sono in auto quando ascolto per la prima volta questo cd, c’è traffico e non è una gran bella giornata, ma all’improvviso, schiaccio play e mi ritrovo dalle parti di Seattle, inizio dei 90, distorsioni, chitarroni a volume sparato, penso : “Wow che figata”, il traffico per qualche minuto si dissolve e mi concentro sulla musica, “Però niente male, ci sanno fare” penso tra me e me. Il traffico però almeno stando alla dimensione temporale continua e quindi, col passare del tempo, iniziano a venirmi degli interrogativi, o meglio delle perplessità, continua a sembrarmi ieri, ma i 90 sono passati da un pezzo, “Diamine, sono trascorsi 20 anni” , e qui il mio entusiasmo si attenua e di molto.
Inizio allora a far attenzione alle singole tracce, si inizia con “Ridi pagliaccio” dove una linea insistente di basso apre il cd, sul quale incalza il primo “riffettone”, siamo appena alla prima traccia e quindi il tutto funziona molto bene, lasciarsi trasportare non è poi così difficile. Un feedback collega “Quore”, che presenta una altro bel riff, questa volta più trascinato e lento, in perfetto stile Melvins, con la linea vocale che nel ritornello mi fa venire in mente Chris Cornell ai tempi dei Soundgarden. Interessante è l’avvio di “È tutto grasso che cola”, ma con il passare del tempo si perde di vista la musica e si cerca di individuare almeno qualche parola del cantato messo in secondo piano. King Buzzo riappare in “Carnevali E.”, suona il suo riff iniziale e poi per un momento abbassa il volume della chitarra, il pezzo continua in una struttura piatta nonostante il basso detti un ritmo interessante e la batteria incalzi. In “Piorrea” è il momento della pubblicità progresso, dove il “Non fumare, che ti cadono i denti” è lanciato da un giro in perfetto stile rock and roll, il quale può ricordare, anche per il cantato, i connazionali Bud Spencer Blues Explosion. Tinte psichedeliche e vaghe fanno danno il benvenuto in “La eco”, miglior pezzo del cd, dove anche le distorsioni acquistano caratteri meno duri e allo stesso tempo meno banali,dando al tutto una sensazione di disperazione carica di significato, disperazione rimarcata dal suono pulito ed essenziale di chitarra con cui si chiude il pezzo. Scorrono senza lode e ne infamia “Lasa con codeina” e “Peristalsi 3.0” canzoni in stile Bleach, album più ruvido dei Nirvana, stessa cosa dicasi “Vitupera” dove il basso viscerale non basta a proteggersi dalla solita schitarrata. A chiudere c’è “Tesla vs. Marconi”; all’inizio sembra di essere alle prese con il motore di una barca vecchiotta che fa le bizze, il tutto stenta a partire, dopo che però si è tirata con forza la corda e si è messo in moto finalmente il motore, ci si accorge però, che il mare navigato è sempre il solito.
Non me ne vogliano i Codeina, le buone intenzioni ci sono tutte e queste si percepiscono distintamente nel cd, ma Quore – Hidalgo picaresco è un lavoro mediocre, dove le idee si fossilizzano in vie già ampiamente battute e dove le stesse idee spesso non vengo rese funzionali allo scorrere del cd, in alcuni momenti sembra di star ascoltando un pezzo solo e non un cd, cosa che nel contesto musicale odierno è spesso poco gradita, come poco gradito, o meglio possiamo dire piuttosto superato è il genere proposto, il quale live sarà sicuramente coinvolgente ma sul cd puzza troppo di tempi passati. Alle pecche musicali in sè e per sè, se ne aggiunge un’altra, evidentissima e che molto toglie al lavoro, di carattere propriamente produttivo: La voce, tenuta ad un volume troppo basso rispetto ai vari strumenti, sembra sempre un contorno distorto sicché alla fine vi verrà quasi spontaneo chiedervi se il cantato fosse o meno in italiano.
Adatto ai nostalgici.
(Alfonso Senatore)