Se eri un fan degli Skunk Anansie, Wonderlustre è come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Skin ti aspetta sulla soglia, giusto qualche ruga in più e un po’ di cattiveria in meno, ma la sua figura felina è sempre quella. O meglio, la sua voce, la sua magnifica voce, è sempre lei, è sempre il filo di Arianna capace di condurti abilmente nelle costruzioni sonore degli Skunk Anansie e lasciarti di volta in volta stupito, addolcito, catturato, contuso, accarezzato, lacerato. E in Wonderlustre non c’è spazio per quei pregiudizi che pure, sicuramente, avranno attraversato la mente di molti ascoltatori (me compresa):
sarà solo un’operazione commerciale, sarà che avranno bisogno di soldi, sarà che han visto che l’ultimo Greatest Hits è stato un successo… Niente da fare: Wonderlustre è proprio un buon disco. La prima traccia, “God Loves Only You”, è un antipasto attentamente calibrato che riprende tutto il meglio della produzione precedente degli Skunk Anansie e ce la ripropone in un bel crescendo che apre la strada invece a un brano più incisivo come “My Ugly Boy”, non a caso scelto come singolo; intendiamoci, non siamo di fronte a un disco sofferto e duro (come poteva essere stato, qualche anno fa, il loro disco più famoso e a mio pare anche più bello, Post Orgasmic Chill), ma piuttosto di fronte alla voglia di un gruppo di suonare, di fare musica, desiderio che si riflette in sonorità più distese e melodiche, ma comunque (o, magari proprio per questo carattere più “leggero”) accattivanti. “Over the Love” è forse la canzone che mi piace di meno: raccoglie a piene mani da quel repertorio indie rock un po’ modaiolo a là Editors e ci piazza sopra la voce di Skin ma, come dire, il risultato non soddisfa e dà l’idea piuttosto di un tentativo un po’ sfacciato di accativarsi le simpatie di un certo pubblico alternativo che altrimenti difficilmente prenderebbe in considerazione gli Skunk Anansie. Si torna invece dalle parti più solide e rassicuranti di “Secretely” con la successiva “Talk Too Much”, mentre una riuscita sorpresa è “The Sweetest Thing”, una sorta di pop-rock danzereccio che mai ci saremmo aspettati, ma che invece io trovo azzeccato e innovativo. “You Saved Me” si candida come “la” ballatona del disco, quella su cui per molti scatta il dito sull’accendino bic o sulla tastiera del cellulare, quella su cui lo stadio si blocca e le coppie si abbracciano – un brano di mestiere, okay, ma è un mestiere che Skin e soci fanno molto bene. La chiusura dell’album è affidata agli episodi più melodici ma non per questo meno piacevoli, simili a una corsa incominciata forte che naturalmente rallenta, pur non spegnendosi. “Ci è venuto molto naturale e per la prima volta tutta la bellezza è venuta improvvisando insieme” dice Skin a proposito del disco “mantenendo ben solida la chimica e la spirale di energia rock e realizzando istintivamente ciò che avrebbe funzionato e ciò che era assolutamente da scartare”; e ciò che si viene delineando man mano che riascolto l’album è proprio la naturalezza con cui gli Skunk Anansie riescono a trasmettere energia e potenza, che si riflettono in un prodotto complessivamente molto compatto e sentito.
Traccia dopo traccia, Wonderlustre si rivela proprio il contrario di ciò che rischiava di essere, e cioè un disco solo per vecchi fan, un revival di un gruppo ormai incapace di dire molto: piuttosto, l’album ha tutte le carte in regola per rappresentare un nuovo, ottimo inizio e non a caso, la front-woman afferma che si tratta di un “perfetto primo album”. Io le ho provate tutte per trovare un difetto a questo disco, ma infine non posso che essere d’accordo con Skin, e augurare agli Skunk Anansie di continuare a reinventarsi su questa strada. Buon ascolto, senza pregiudizi.
(Giulia Delprato)