Se avete bisogno di un certo tipo di delicatezza è probabile che il vostro luogo siano gli ampi spazi ambient delle sonorità dei Portland Souvenir. A dispetto del nome, che può rimembrare un ambito artistico pieno di pieghe pulp e resoconti al limite dell’horror, questo gruppo è il viatico soliloquiale della voce con la leggerezza e la delicatezza dei suoni, di ogni strumento. Un modo per raccontare come, la produzione di sonorità strutturalmente poco ritmiche e allentate nelle proprie maglie siano possibili al fine della costruzione di un prodotto discografico di pregevole fattura.
Le voluttuose architetture dei quattro pezzi presenti nell’ep sono il frutto della grande tensione emotiva, musicalmente parlando, che si crea tra i due componenti del progetto, Ignacio Nisticò ed Ermanno Valeriano che nelle stoccate di piano e chitarra acustica hanno saputo ritrovare il giusto compromesso per dare vita e mobilità ad un enorme buco nero che, con il trascorrere dei minuti e delle note, si riempie fino all’orlo senza mai portarsi fuori bordo. Così come nell’ouverture di “Are you my lady, are you?“ Che sembra risuonare da una profondità abissale e sconosciuta intrisa da un perfetto e sempre appropriato sussurro che si eleva solo nel momento in cui la chitarra acustica mette piede nel brano, un insieme di cose che possono, da sole, dare una risposta affermativa sulla validità del prodotto. Senza delineare le solite rimarcate fonti di ispirazione, è l’assoluta innocente semplicità (ovviamente raffinatissima) nella produzione delle liriche e delle ritmiche che non si spostano mai da un binario ben definito e retto, a colpire nel segno, mettendo in mostra la grande intensità versatile delle composizioni anche solo passando per le sostenute linee di basso di “Unsolved” o per la minimalista “Some day one day”, che è utile a mostrare l’azzeccatissimo intervento melodico della voce filtrata e variegata nei toni sulle lunghe note dei synth in background.
Un lavoro che non spreca nulla di se anche sotto l’aspetto puramente grafico, con quell’immagine assai emblematica della visione di una grigia giornata attraverso un vetro, così naturale, il grigio del cielo in fondo messo in contrasto con la trasparenza di gocce d’acqua ad imperlare la sua superficie. Funziona tutto davvero molto bene, sotto ogni aspetto.
(Lorenzo Tagliaferri)