Dopo il successo di Armageddon Gigolò, dato alle stampe ormai quattro anni orsono, l’attesa attorno al nuovo album degli Spiritual Front è divenuta, di anno in anno, sempre più pressante.
L’uscita del nuovo Roma Rotten Casinò è stata preceduta dal singolo “Darkroom Friendship”: complice un video alquanto discutibile, al primo ascolto sembrò preoccupante la patinata svolta catchy pop del brano. Con il susseguirsi degli ascolti, e lasciato da parte l’orribile video, il brano riesce a coinvolgere grazie al suo sofisticato pop, all’ottima produzione ed alla melodia lineare ma non banale, in bilico tra i Love di Arthur Lee e lontani echi neo folk disciolti in trame pop in stile Divine Comedy più orchestrali.
“Darkroom Friendship” rimane comunque un’eccezione nel disco per due motivi fondamentali: il primo è che rappresenta la base melodica e compositiva riconoscibile poi in tutti i brani successivi; il secondo è che tutti i brani successivi sono diversi, soprattutto nel mood, dal brano di apertura.
Già con “Sad Almost A Winner” si ha un salto emotivo rispetto al brano iniziale, addentrandosi in territori che ricordano più da vicino il passato neo-folk da un lato e gli Smiths dall’altro. “My Erotic Scrifice” si sviluppa in maniera diversa: aperture melodiche che si riallacciano alla migliore tradizione pop degli anni 80, ancora una volta con gli Smiths in primo piano, ma con una maggiore attenzione all’orchestrazione melodica, mai banale, mai scontata. Gli archi, qui come in molti altri brani, non risultano mai patetici, mai anonimi, sia quando fanno da contrappunto, sia quando sostengono la melodia principale; “My Erotic Sacrifice” è sicuramente uno dei brani migliori dell’album. Si continua con il cabaret noir di “Kiss the Girls And Make Them Die”, e poi con le manifeste influenze morriconiane di “The Days Of Anger”, con un costante ritmo marziale che accompagna tutto il pezzo, collante ideale col passato del gruppo; “German Boys” riprende di petto il pop anni 80 dell’accoppiata Morrissey/Marr filtrandolo con i Psychedelic Furs.
Si entra nella seconda metà del disco con “Odete”, vagamente somigliante a “Sad Almost A Winner”, soprattutto nel ritornello, ma caratterizzata da un umore più nero; si continua con “Black Dogs Of Mexico”, dove Smiths e Nino Rota vanno a braccetto, per arrivare a “Song For Johnny”, una delle canzoni con l’interpretazione vocale più interessante: la voce di Salvatori si trova perfettamente a suo agio nell’accompagnare le stupende melodie di questo brano, probabilmente il migliore di tutto il disco. “Bare Knuckle Boy” si addentra più di ogni altro brano nell’indie pop inglese, impreziosito da un ritornello che si farà fatica a dimenticare; “Cold Love (In A Cold Coffin)”, il pezzo più sinfonico del disco, perso tra Morricone, gli Smiths e Nino Rota, sarebbe la degna conclusione del disco. Conclusione purtroppo affidata alla scontata “Overkilled Heart”, che è la summa di tutti i difetti di questo nuovo lavoro degli Spiritual Front.
Infatti, se da un lato si rimane favorevolmente colpiti dal lavoro melodico portato avanti dalla band romana, che quasi mai si abbandona in cliché pseudo-romantici, dall’altro non si può notare che la voce di Salvatori, a parte in brani che ricordano più da vicino Armageddon Gigolò come “Song For Johnny”, sembra persa, priva di incisività. In “Overkilled Heart” questa poca attenzione all’amalgama voce-musica, raggiunge il suo apice, a causa della non brillante prova di Sonja Kraushofer: una voce quasi fuori luogo accompagnata da una melodia insufficiente. Un vero peccato perchè Roma Rotten Casinò si mantiene, per la quasi totalità del disco, a livelli compositivi e melodici decisamente alti. Gli Spiritual Front si confermano, comunque, un gruppo solido con standard compositivi molto alti, una spanna sopra il modesto scenario italiano.
(Nicola Palo)