Dietro il nome di unòrsominòre. si nasconde Kappa (già cantante e chitarrista dei Lecrevisse, indie-band veronese). Il progetto vede la luce nell’inverno del 2005 e si concretizza con l’uscita del primo album, senza titolo, nel 2009 per l’etichetta I Dischi del Minollo. La band attualmente composta da Ted (basso), Manuel (batteria) e Mauro (chitarra e sintetizzatore), questa volta abbandona la natura di matrice indie, wave e rock che trionfava nelle 11 tracce del primo disco per dedicarsi ad un progetto esclusivamente “d’autore” che può definirsi tranquillamente un omaggio a tre Grandi della musica Italiana.
Risulta difficile, tuttavia, provare a formulare un giudizio su un mini-lavoro che conta in totale 3 pezzi, e il tutto si complica se si tratta di 3 cover di altrettanti “mostri sacri” del cantautorato italiano: “Povera Patria” (Franco Battiato), “La Domenica delle Salme” (De Andrè) e “Quando lo vedi anche” (Gaber), sono il trio di cover che compongo l’EP semiacustico Tre canzoni per la repubblica italiana. Evidentemente i 3 brani che compongono l’EP rivestono un valore speciale e simbolico (facilmente intuibile già a partire dal titolo) e non a caso il lavoro vede la luce il 2 Giugno, festa della Repubblica Italiana. Il messaggio è chiaro: non lasciarsi assuefare dal “reo tempo”, un tempo di oscurantismo e censura in cui ogni singolo valore umanistico lascia il posto al teatrino dei potenti, di quei “perfetti e inutili buffoni” che sono i governanti. La personale reinterpretazione delle 3 canzoni “sulla Patria” mostra quanto il loro messaggio sia attuale in modo drammatico, certo, ma anche carico di una speranza (forse) ancora ingenua e pura.
“Povera Patria” apre questo singolare lavoro e si ha fin da subito la sensazione che l’obbiettivo per Kappa e soci non sia tanto quello di una reinterpretazione originale e ben congeniata dei brani ma quello di lasciare (ancora una volta) una suggestione, un messaggio di denuncia e speranza. L’elegante e dolcissimo suono del pianoforte che scandisce l’originale “Povera Patria” lascia il posto alla chitarra, malinconica e distorta. La voce di Kappa, comunque sinuosa ed espressiva, forse in alcuni passaggi esagera nella componente più “drammatica” divenendo un po’ stucchevole, non certo per le forzature nel ricercare pedissequamente l’effetto originale, quanto piuttosto proprio per la predominanza del sentimento che non viene incanalato e convogliato al meglio. L’effetto complessivo è comunque piacevole ma inevitabilmente tanto l’eleganza, quanto il patos originali ne risentono. La seconda di questa “trilogia per la patria” è la rielaborazione di un classico di De Andrè: “La domenica delle salme”. Questa volta si, il cantato è convincente, elegante, emozionante ed il debole (ma allo stesso tempo potente) suono della chitarra acustica sostiene dolcemente il brano. Ottimi anche gli accompagnamenti e gli arrangiamenti, che pur non discostandosi eccessivamente dall’originale suggeriscono una musicalità tutta nuova ed emozionante. “Quando lo vedi anche” chiude l’ EP e sostanzialmente ancora una volta, forse, risulta troppo “drammatica” l’interpretazione di Kappa, rispetto a quella più sorniona e beffarda di Gaber, soprattutto per quanto riguarda la prima parte del pezzo per farsi poi sempre più convincente ed opportuna e riscattarsi nello splendido finale.
Ascoltando il disco si ha la netta impressione che, come detto, il significato del messaggio abbia preceduto in importanza la suggestione che dovrebbe e deve evocare la musica: i brani sono si di buona fattura, ma non convincono pienamente. Ciò che invece “sconvolge” è l’attualità di canzoni che probabilmente saranno destinate a denunciare le barbarie e la miseria di ogni tempo (anche e soprattutto il presente) per scuotere gli animi affinché “il Cuore d’ Italia da Palermo ad Aosta si gonfi in un coro di vibrante protesta”.
(Antonello Calcagni)