“Il passato non muore mai” passo contenuto in “Il sonno del coyote” traccia dell’album di debutto dei Luminal, partiamo da qui, da questa frase. Il passato, o meglio le radici, quando si parla di musica costituiscono sempre un ombra ingombrante, la distanza tra originalità e cover band, tra innovazione e tributo va sempre più ad assottigliarsi, essere qualcuno, produrre qualcosa che abbia una propria anima, propria vita, che sia lontano dalle voci, dalle note, dalle melodie di qualcun altro è estremamente complesso, soprattutto se ci si trova in Italia, dove il rock e l’alternative comprendono una minima fascia della musica nazionale, insomma tentare dove tutto o quasi è stato già provato e dove quel tutto non hai mai portato vagonate di soldi e consensi, non sembrerebbe un idea brillante.
È sembrata una buona idea invece ai Luminal, avranno pensato che forse il passato non si po’ uccidere ma si può rielaborare; rielaborazione avvenuta nel loro debutto Canzoni di Tattica e Disciplina. Quando parte nello stereo “L’uomo Bicentenario” subito ci si accorge di trovarsi dinanzi a qualcosa che funziona, musica semplice e coinvolgente fanno da trampolino di lancio per la liberatoria e quasi esasperata voce di Alessandra Perna, prima di aprire ad una ritmica incalzante che fa ricordare i compaesani Ministri. La voce della Perna recita una sorta di poesia piena e sentita in “La soluzione”, quì magistralmente accompagnata da un intreccio di chitarre sulle quale non puoi che lasciarti trasportare. Piacevole il singolo “Tattica e disciplina” aperto da un semplice quanto marcato giro di basso che sfocia in una delle parti più emotivamente cariche dell’album quando (l’altra voce) ripete: “Sono in piedi sul fondo dell’oceano/io non ho mai visto l’oceano”. In “Inferno/Paradiso”, sembra quasi di ascoltare i Tool, giro cupo e marcato di quelli che lasciano il vuoto dentro, vuoto abilmente reso ancora più profondo ed incredibilmente veritiero dalla melodia vocale, tanto che al “Se fossi Dio, la morte sarebbe la tua cameriera“ i peli quasi mi si drizzano. Non c’è un momento per distrarsi nel cd, il rischio di perdersi qualcosa di intenso è troppo grande, prova ne sono “Lumen” e “Dammi tutti i tuoi soldi”. Le emozioni vengono messe per un momento sullo sfondo quando prima in “Il sonno del coyote” e poi in “Il Regno” esplode la vena punk; sono l’energia e la compattezza qui a farla da padrone, chitarre nervose e ritmo frenetico nella prima, sfuriate interrotte da intramezzi di basso, paragonabili ai Marlene Kuntz di Catartica, nella seconda. Il cd viene chiuso da “Il Fiume”, quì, per un momento ci si siede, sembra di essere davvero con i piedi nell’acqua con la corrente che solletica e procura un piacevole massaggio, la quiete prima di farsi risucchiare dalla corrente del fiume stesso, le chitarre ripartono e ti portano via, per poi risedersi. A questo punto sembra tutto finito, invece resta ancora forse la parte più trepidante del cd, la ghost track contenuta nel cd e registrata live è scioccante; è una vagonata di rabbia e tensione che ti si scaglia contro. “Aspettiamo sempre tempi migliori/ma non ci rendiamo conto che non c’è miglior tempo del presente”, con questa frase si chiude l’album e con la stessa frase si apre uno spiraglio forte per la musica rock italiana, i Luminal sono certamente una delle proposte più valide che si possono trovare in giro.
Non ascoltavo qualcosa di così italiano, ma allo stesso tempo dal profumo internazionale, da molto tempo: CCCP, Massimo Volume e la tradizione cantautorale italiana si fondono con il meglio dell’alternative rock, ristrutturando il ricordo che i grandi della nostra musica hanno lasciato. Eccola che torna la rielaborazione del passato, portare modernità nella tradizione, il che significa quasi innovare in uno scenario che ci propone sempre più imitazioni che caratterizzazioni. Canzoni di tattica e disciplina è un lavoro più che buono, non un capolavoro, la ricetta seguita è giusta, e considerando che questo è il debutto dei Luminal, con un pizzico di maturazione in più, pensare di precludere qualche strada a questo gruppo sarebbe pura utopia.
(Alfonso Senatore)