Ho cercato nella canzone d’autore anni settanta. Ho cercato nella poesia, nella pittura. Niente. “Attento a me stesso” è un lavoro unico nel suo genere, di difficile se non impossibile catalogazione. E per chi come me ha la mania di etichettare ed inquadrare tutto in modo quasi scientifico questo è duro da accettare.
Perchè è vero che nelle canzoni di Fiori, pur con qualche sforzo, si riescono a trovare echi di moltissimi artisti, da Lucio Dalla a Ivan Graziani al più evidente Sergio Endrigo; ma nemmeno accostando contemporaneamente questi tre avremmo un risultato soddisfacente. Sì, perchè nonostante molti continuino a definirlo un artista emergente, Alessandro Fiori in realtà ha già un bagaglio d’esperienza pesantissimo, più di dieci anni d’attività e svariate collaborazioni alle spalle, anche se questo è il suo primo lavoro solista. Ed è proprio questa grande esperienza che gli permette, in melodie così scarne ed essenziali, di esprimere tutta la sua personalità, servendosi di pochissimi strumenti ed accompagnamenti. Suggestiva è la sua capacità di suonare le note accarezzandole appena, soprattutto nei delicati bicordi che accompagnano “Catino blu”. Con sfumature minime ed impercettibili si spazia tra atmosfere medievali (la stessa “Catino blu”), antichi film su pellicola (“Due cowboy per un parcheggio”) fino a filastrocche solo apparentemente infantili (“Senza le dita” e “Trenino a cherosene”, che tra tutte sono sicuramente le più vicine ad Endrigo). Gli undici brani che compongono l’album sono tutti unici e di grande qualità, ma probabilmente quello che emerge sugli altri per originalità è “Fiaba contemporanea”: una melodia surreale che crea paesaggi straniati conditi da analogie sarcastiche e dissacranti, con un ritornello del tutto inaspettato e sorprendente. Davvero un brano ben riuscito.
Forse per descrivere sinteticamente questo lavoro basterebbe dire “nobile semplicità e quieta grandezza”, la più conosciuta “massima” del Winckelmann, non a caso uno storico d’arte.
La verità è che questo disco va ascoltato più e più volte, perchè ogni ascolto rivela un dettaglio ancora inesplorato. Quindi lasciate stare i confronti ed ascoltate l’album, incessantemente. E in puro silenzio.
(Roberta Confente)