Capita un giorno che quella che pensavi fosse una chiassosa e simpatica presa per il culo appaia ai tuoi occhi d’un tratto un po’ più chiara, e concludi così che quella con cui hai a che fare altro non è che una grossa figata, e mi perdonerete l’utilizzo di termini eccessivamente tecnici. “Altafedeltapaura” è un concentrato di generi ma è decisamente più semplice sintetizzare il tutto con la parola punk, inutile girarci intorno. “Altafedeltapaura” è l’EP dei Fratelli Calafuria, prova sperimentale che può rappresentare un segnale della strada intrapresa dalla band milanese e di conseguenza un assaggio di quel che sarà il nuovo album… oppure no, oppure più banalmente trattasi di puro e semplice divertissement, roba da lato b si sarebbe detto una volta.
Il suono dei Fratelli Calafuria è qualcosa di cui non si riesce a venire a capo, appositamente sbagliato, storto, grottesco ma anche immediato: punk come ho scritto qualche riga più su. Insomma possiamo dire che i Fratelli Calafuria spaccano culi? Allora ecco fatto, i Fratelli Calafuria spaccano culi.
E poi non si può non notare come tutti i titoli siano scritti attaccati, senza spazi, senza pause per riprendere fiato, lo stesso effetto che si ha ascoltando i testi cantati, parlati, sussurati e urlati a tutta velocità al punto da risultare più volte incomprensibili.
L’attacco dell’EP sembra una produzione DFA ed il pezzo che dà il titolo all’album (o viceversa) è tiratissimo, con la voce che cambia direzione in continuazione fottendosene appena può della metrica. “Ilfattodeicdincantati” è invece un pezzo più lineare se così si può dire ma lungi dall’essere una canzone nel senso classico, qua l’elettronica entra in maniera più evidente rispetto a quanto accada negli altri pezzi e nel frattempo i Calafuria si mettono a giocare con la parola, una e sempre la stessa, ripetendo in più salse lo stesso calembour per un risultato esilarante. “Affattonormale” è più melodica e forse per questo motivo è ancora più alto il rischio che vi rimanga a lungo impressa in testa, mentre “Denise” è all’insegna della sperimentazione, del tipo freejazzpunkinglese per dirla alla Battiato, con soluzioni sonore da fare invidia ai !!! o ai Rapture. La ruvidissima “Bastaironia” è infine il modo con il quale i Fratelli Calafuria ci fanno capire che il disco finisce e nessuno scherzi più.
Basi inafferrabili che prendono dal funk, dall’elettronica e da tutto quanto gli passi per la testa, ideale per farsi sguaiatamente largo in pista fradici di sudore, testi ridanciani e citazionisti caratterizzati del solito senso dell’umorismo della band ammesso e non concesso che vi riesca di rimanere aggrappati a quel treno di parole, tutto quanto i cinque pezzi rumorosi e surreali raccolti in questo EP, picasso dell’underground italiano, troppo schizofrenico per essere preso sul serio ma quanto sarebbe bello se ce ne dessero ancora!
(Alberto Mazzanti)